mercoledì 26 novembre 2014
​​Il sottosegretario Giacomelli: "via a gennaio". Ma Renzi frena: tempi troppo stretti.
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​Annuncio mattutino, con retromarcia serale, da parte del governo sulla vexata quaestio del canone televisivo. Di buon mattino, infatti, è il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, a dichiarare ai microfoni di Radio 24 che «il canone Rai sarà in bolletta elettrica dal gennaio 2015 e lo pagherà chi possiede un contratto di fornitura». Giacomelli assicura l’intenzione dell’esecutivo di presentare un emendamento alla legge di Stabilità e, incalzato dall’intervistatore, fornisce una serie di indicazioni tecniche: «Non è una riforma contro nessuno, ma per recuperare l’evasione. Il pagamento sulla seconda casa è escluso... Si pagherà 60-65 euro? È una cifra plausibile. Ma i costi delle modifiche del software non saranno a carico delle aziende di elettricità». A giudicare dalle dichiarazioni, pare cosa fatta. Ma non appena le parole del sottosegretario vengono riprese dalle agenzie di stampa, suscitano un putiferio. Le associazioni dei consumatori insorgono e annunciano «valanghe di ricorsi». E diversi parlamentari, anche nella maggioranza, manifestano irritazione: «È una vigliaccata ai danni dei cittadini, un mostro fiscale di cui non c’è bisogno», protesta Alessandro Pagano di Ncd. E nel Pd, dove pure alcuni sono d’accordo, il presidente della commissione Trasporti e Telecomunicazioni di Montecitorio, Michele Meta, chiede che «il governo riferisca con urgenza alle Camere».Fiutata l’aria di burrasca, il premier Matteo Renzi pensa che sia il caso di tirare bruscamente il freno a mano. E così, alle sei di sera, fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che la riflessione in atto per ridurre e semplificare il canone resta strategica, ma appare improbabile che l’ipotesi di metterlo in bolletta possa maturare entro l’attuale legge di Stabilità, visti i tempi tecnici troppo stretti. Frasi calibrate, che stoppano Giacomelli senza sconfessare del tutto la linea del governo. La decisione (che potrebbe anche formare oggetto di un decreto <+CORSIVOA>ad hoc<+TONDOA>) viene rinviata, forse al prossimo anno: la filosofia "pagare meno, pagare tutti" resta in piedi, ma i tempi non sono maturi e lo stesso escamotage tecnico ipotizzato, ossia l’aggiunta alla bolletta della luce, potrebbe non essere adeguato.Lo fanno capire i primi rilievi delle associazioni di consumatori: «L’Autorità dell’energia ha già bocciato tale ipotesi, sottolineando che il canone non può essere qualificato come di interesse per il consumatore elettrico», argomenta il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, secondo il quale «l’inserimento del canone in bolletta, oltre a presentare possibili profili di illegittimità, creerà effetti a valanga con conseguenze per i consumatori e per le imprese elettriche». Non solo: una decisione del genere potrebbe portare ad altre complicazioni a carico di chi, avendo un contratto di fornitura elettrica ma non possedendo un televisore, si troverà a dover chiedere l’esenzione dal pagamento. Gli stessi fornitori di energia, si chiede il Codacons, si trasformerebbero in esattori e in caso di morosità in bolletta, come si farà a distinguere le due voci in caso di mancato pagamento delle fatture?».Attualmente, il canone Rai è abbastanza alto (113,50 euro annui) e si stima che poco meno di un terzo dei contribuenti non lo paghi: «Ogni anno c’è un’evasione stimata di almeno 600 milioni di euro», valuta lo stesso Giacomelli. La sfida resta quella di racimolare il miliardo e 800 milioni annui attualmente incassati, riducendo l’importo dei singoli contribuenti ma facendo pagare il dovuto a tutti. Con quale sistema? Si vedrà. Intanto a gennaio il bollettino Mav spedito nelle case degli italiani sarà presumibilmente simile al precedente. E, purtroppo per l’erario, è facile supporre che molti ne faranno carta straccia.
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