martedì 25 novembre 2014
​Dopo la batosta elettorale il leader di Fi assicura che il patto con Renzi non è rotto e invita il centrodestra a tornare unito. "Alfano? Pronto a perdonarlo". Ma il ministro dell'Interno si smarca: "non sono il figliol prodigo".
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«ll Patto del Nazareno deve andare avanti». Silvio Berlusconi, nel pieno della tempesta elettorale che ha colpito il suo partito alle regionali, ha una sola bussola. Quella che indica la direzione del patto sulle riforme siglato con Renzi. Una scelta strategica, spiega all’ufficio di presidenza, che permetterà all’ex Cavaliere di «partecipare alla scelta del nuovo capo dello Stato» e forse anche - riferiscono i presenti - di scrivere una nuova pagina sul suo ritorno alla totale «agibilità politica». Ma l’Italicum nuova maniera lo convince anche sotto un altro punto di vista: l’attribuzione del premio di maggioranza alla lista gli permetterà di rimettere insieme, per amore o per forza, Fi, Lega, Ncd e Fdi. In modo di provare a giocarsela alle prossime elezioni politiche. Raffaele Fitto, il capo di un’opposizione sempre più agguerrita dopo la batosta elettorale, non è presente. È a Strasburgo per la visita del Papa e protesta per la decisione di convocare la riunione senza di lui. Berlusconi ne approfitta per una ramanzina in grande stile contro chi dall’interno l’ha criticato. Ai dissidi dentro Fi attribuisce il brutto risultato elettorale anche se, spiega, «il vero sconfitto è il Pd, che ha perduto 600 mila voti». Dopo l’ufficio di presidenza (rinviato a oggi o a giovedì) Berlusconi partecipa alla presentazione del libro di Vespa e offre la versione a uso e consumo dei media delle sue intenzioni politiche. Sul premio di lista dice di essere pronto a chinare il capo «per senso dello Stato». Riferendosi ai contrasti interni a Fi, dice: «Chi mi vuole bene nel mio partito mi considera un martire e un eroe. E certe critiche di bottega agli eroi non si fanno. Noi siamo in un partito anarchico dove ognuno può fare quello che vuole. Se però si fa male al partito e si consente a certi giornali ostili di dire che il partito è nel caos, questo non deve essere più permesso. Non voglio più vedere notizie di questo genere. I panni, che non sono sporchi, si lavano in casa». L’intervistatore lo stuzzica su Salvini. Berlusconi dice di stimarlo e di vederlo bene in un ruolo da goleador, «di uno che va in tv a segnare gol». Ma la regia politica, no. Quella spetta a lui. Che potrebbe persino ricandidarsi premier al prossimo giro, dicendosi speranzoso che le sue vicende penali, decadenza compresa, saranno cancellate. Il segretario della Lega replica cauto: «Calma e sangue freddo», ma «chiamerò Berlusconi».Quanto ad Alfano, l’ex-Cavaliere si dice pronto ad accoglierlo braccia aperte. Ma il leader di Ncd risponde a stretto giro di posta: «Non sono il  attraverso il figliol prodigo, Berlusconi ha sbagliato parabola. Sono disponibile a partecipare alla ricostruzione del centrodestra, ma sono assolutamente contrario a darlo in mano a Salvini». Il discorso tra Berlusconi e Vespa scivola inevitabilmente sul Quirinale. Berlusconi dice di sé: «Sarei io il migliore presidente della Repubblica». Ma è chiaro che «non se ne parla». E, allora, bisognerà trovare una personalità che non sia vista come il fumo negli occhi tra i tre attori principali della politica italiana: Pd, Fi e M5S. Ed è anche chiaro che la scelta del successore di Giorgio Napolitano non potrà essere effettuata senza un’intesa tra lui e Renzi. È un corollario, fa capire Berlusconi, del patto di modernizzazione delle istituzioni.
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