domenica 2 ottobre 2011
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I giornali del gior­no dopo hanno già pronto titolo e articolo: «Ecco la nuova Dc». E poco importa se nessuno, ma proprio nessuno, pensi a un "partito dei cattolici" (valgo­no ancora le smenti­te?)Ma tant’è. Il prezzo delle sem­plificazioni. Più salato se a muoversi sono associazioni e movimenti di cre­denti radicati sul territorio, essenzia­li e 'corteggiate' quando si tratta di colmare con un lavoro oscuro il de­ficit delle istituzioni, fastidiose e 'so­spette' se reclamano «aria pulita» e un «deciso cambio di passo etico, so­ciale e politico». A Todi, il prossimo 17 ottobre, si raduneranno i massimi re­sponsabili delle aggregazioni eccle­siali e delle organizzazioni sociali (sindacali e datoriali) di ispirazione cristiana. E si confronteranno sulla «buona politica», sia con accademi­ci di diversa estrazione culturale, sia con big dell’economia e delle fonda­zioni bancarie. Un appuntamento a inviti, in cui con­ fluiscono le sette realtà che hanno fondato il Forum per il lavoro (Acli, Coldiretti, Compagnia delle opere, Confartigianato, Confcooperative, Cisl, Mcl), la quasi totalità delle asso­ciazioni ecclesiali che costituiscono Retinopera (Azione catto­lica, Focolarini, Rinnova­mento nello Spirito, Sant’Egidio, Fuci...), e an­cora Scienza & vita, Forum delle famiglie, Cammino neocatecumenale...

L’Ita­lia politica li guarda con at­tenzione e si pone due do­mande: perché si incon­trano? Cosa vogliono? «C’è un oggettivo collasso del sistema politico – spiega Natale Forlani, portavoce del Forum –, la seconda Repubblica si sta esaurendo e i cattolici vogliono uscire da una ventennale difficoltà a trasformare il loro radicamento in rappresentanza. Non si tratta di fare un partito, ma di mobilitare le forze migliori, e mettere a frutto l’espe­rienza enorme che abbiamo su tan­ti fronti: penso solo a educazione, as­sistenza, accoglienza, ma anche vi­sione economica e demografia, fa­miglia, sussidiarietà. Negli ultimi an­ni lo abbiamo fatto poco per una sor­ta di 'senso di colpa post-Dc'». La novità è il metodo: le associazio­ni danno vita a un dibattito serrato al fine di mostrarsi come «interlocuto­re solido e credibile» presso la co­munità politica. Unendo la compe­tenza di chi agisce nel mondo del la­voro con l’esperienza di chi si impe­gna nelle parrocchie sul versante del­la formazione spirituale, dell’educa­zione e della carità. «C’è un dato chia­ro – prosegue Franco Pasquali, coor­dinatore di Retinopera –: siamo pron­ti ad assumerci responsabilità e a far­ci ascoltare. Il mondo cattolico è in cammino verso un’unità forte che non potrà essere strumentalizzata. L’attuale fase politica, con un Paese che sembra annichilito, ci ha chiesto un’accelerazione nell’elaborare pro­poste. Abbiamo da dire, ad esempio, sulla legge elettorale, sulla democra­zia dei partiti, sulla legalità. C’è un deserto elaborativo in Italia, ma al nostro interno non si è mai fermato quel ciclo virtuoso di partecipazione e discernimento. E Retinopera si con­figurerà sempre più come luogo in cui occuparsi pienamente della for­mazione socio-politica». L’idea è che a Todi ognuno «porti il suo». L’Azione cattolica, dice il presi­dente Franco Miano, ha intenzione di contribuire «sul versante educativo», ovvero aiutando a capire che gli at­tuali «deficit di cultura civile e politi­ca » hanno radice «in un vuoto for­mativo, che soffre l’assenza di mae­stri e testimoni». Bernhard Scholz, leader della Compagnia delle opere, chiede alla politica di «riconoscere le forze sociali che portano avanti il Pae­se », di «ricordare che senza una società ci­vile la politica stessa non ha di che nutrir­si ». E che temi come «impresa e occupa­zione » possono esse­re affrontati con una logica di «rete, soli­darietà e sussidia­rietà ». Ci sarà Salva­tore Martinez, al ver­tice del Rinnova­mento nello Spirito, che avverte il do­vere di creare un «collante» tra «co­munità ecclesiale e comunità politi­ca », in modo che chi esercita la «de­lega nell’agorà» abbia riferimenti concreti nel proprio mondo di ap­partenenza. E ci sarà anche Marco Impa­gliazzo, presidente di Sant’Egidio: «È in gioco la creazione di una nuova cultura politica e il futuro stesso del Paese. L’I­talia, come snodo nel Mediterraneo, diven­ta un luogo-chiave per favorire la nasci­ta di una famiglia u­mana universale. E non può farsi trovare impreparata». Insom­ma, come chiosa Car­lo Costalli, leader di Mcl, non ci sarà un «clima distruttivo né di sola denuncia», ma piuttosto di responsa­bilità: «Noi tendiamo ponti, non usiamo la clava, e vogliamo dire apertamente che sia­mo pronti a dare un contributo serio oggi, domani e dopodomani...».

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