lunedì 10 marzo 2014
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Dai saggi alla clausola di salvaguardia, al pillolato, fino alla sentenza della Consulta sul Porcellum e all'accordo sull'Italicum. Un anno intenso per la politica, sul fronte della legge elettorale. Tanti i tentativi. Tante le frenate e le ripartenze, per cercare di riformare un sistema di voto bollato come una "porcata" dal suo stesso ideatore. Se quel sistema non esiste più, è grazie all'intervento della Corte costituzionale. Ma dopo un anno, si avvicina il primo voto su un testo di legge in Parlamento.

L'IMPERDONABILE INCONCLUDENZA "Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale". Il 22 aprile 2013, nel discorso per la sua rielezione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rimprovera alle Camere l'inerzia mostrata negli ultimi anni sulle riforme. "Vigilerò - ribadisce l'1 giugno - perché non si scivoli di nuovo verso l'inconcludenza". Il 23 ottobre il capo dello Stato torna a pungolare le Camere: "Non è ammissibile che il Parlamento naufraghi ancora". I SAGGI Intanto sulla legge elettorale (come su altri temi) lo stesso Napolitano all'inizio della legislatura, in piena impasse politica sulla formazione del governo, interroga un gruppo di 10 saggi, che propongono un nuovo sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), con alto sbarramento e un ragionevole premio di governabilità. Un nuovo gruppo di 40 saggi verrà mobilitato in estate dal governo Letta: questa volta prevale la proposta Violante di un sistema dei sindaci, con soglia per il premio di maggioranza al 40 o 50 per cento e doppio turno di coalizione eventuale. LA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA Il governo di Enrico Letta pone fin da subito tra le sue priorità la riforma del voto. Dopo il conclave dei ministri a Spineto, il 12 maggio, il titolare delle Riforme Gaetano Quagliariello annuncia che si cercherà un accordo tra i partiti per una "clausola di salvaguardia". L'ipotesi è quella di una modifica al premio di maggioranza del Porcellum, in attesa di una riforma complessiva del voto da approvare in tempi più lunghi, dopo le riforme costituzionali. Il tentativo naufraga presto, per le resistenze dei partiti.

MATTARELLUM O PILLOLATUM Alla Camera Roberto Giachetti (Pd) si batte, anche con uno sciopero della fame, per cancellare il Porcellum e ripristinare il Mattarellum, la legge precedente: a maggio presenta una mozione in tal senso che viene bocciata. Poco prima dell'estate, poi, il Senato con procedura d'urgenza scippa alla Camera la legge elettorale: in commissione inizia una lunga trattativa tra i partiti e i relatori di Pd e Fi propongono un "pillolato" di soluzioni, ma non trovano un'intesa su doppio turno e preferenze. È ancora impasse in Parlamento. SENTENZA CONSULTA Il 4 dicembre la Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul Porcellum, dichiara illegittimi il premio di maggioranza e le liste bloccate. Nell'inerzia delle Camere, resta in vigore una legge di tipo proporzionale senza premio di maggioranza, subito ribattezzata Consultellum. L'ITALICUM Dopo le primarie dell'8 dicembre, il segretario Pd Matteo Renzi rilancia la trattativa sulla legge elettorale. Sull'asse Pd-FI nasce l'ipotesi di un sistema 'spagnolò, fortemente maggioritario, che è osteggiato dai piccoli partiti. Il 18 gennaio Renzi vede Berlusconi al Nazareno: è l'incontro che apre la strada all'Italicum, un sistema con doppio turno eventuale e liste bloccate corte, che ottiene l'ok anche di Ncd. Non è finita lì: nei due mesi successivi, con uno stop per la crisi di governo, prosegue a oltranza la trattativa. Fino al primo via libera della Camera, atteso nelle prossime ore.

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