venerdì 6 marzo 2015
​Padre Lombardi conferma l'annuncio dato dal premier renzi: "si collabora" per lo scambio di informazioni.
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Padre Federico Lombardi conferma: «Sono effettivamente in corso interlocuzioni per collaborare con l’Italia ad andare verso il traguardo di una più ampia e completa trasparenza e dello scambio di informazioni ai fini fiscali». La dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede è giunta ieri sera, dopo che un passaggio dell’intervista di Matteo Renzi all’Espresso aveva attirato l’attenzione dei media. Il presidente del Consiglio, infatti, in riferimento ai recenti accordi bancari con la Confederazione elvetica, aveva annunciato trattative anche con Oltretevere. «Non c’è solo la Svizzera – aveva detto –. Io spero di di recuperare un po’ di denari dal Vaticano». E quindi in merito alle trattative aveva aggiunto: «Stiamo discutendo. Quello che abbiamo fatto con la Svizzera, con Montecarlo o con il Liechtenstein vogliamo farlo anche con il Vaticano. Ci sono molti italiani coinvolti e credo che la Santa Sede sia interessata a fare un repulisti».  In realtà non è proprio la stessa cosa. Il Vaticano, in particolare, non è in alcuna black list italiana né – secondo quanto spiegano ambienti governativi italiani – i contatti bilaterali riguardano specificamente il tema del segreto bancario. Nulla a che vedere, dunque, con un accordo in applicazione della legge sulla voluntary disclosure (procedimento di 'pacificazione fiscale' tra il contribuente e l’amministrazione, a iniziativa del contribuente stesso) approvata a dicembre scorso. Il punto è invece un altro, come disse nel luglio scorso l’allora presidente dello Ior Ernst von Freyberg a Il Corriere della Sera: «Tutti i clienti in futuro dovranno pagare le tasse nei propri Paesi d’origine: dovranno pagare le tasse in Italia, negli Usa e così via. E dovranno dimostrarcelo». In realtà, dunque, il repulisti è già cominciato con Benedetto XVI e continua speditamente con Francesco.
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