martedì 22 aprile 2014
Su 80 euro e contratti i partiti sfidano Renzi. Governo verso la fiducia per arginare la spaccatura Pd-Ncd. Settimana decisiva anche per riforma Pa, edilizia scolastica e fondi Ue.
Damiano: «Ma ora sul Jobs act la concertazione va fatta»
COMMENTA E CONDIVIDI
Non ci sono molte alternative: il governo porrà la questione di fiducia sul decreto Lavoro, che sbarca oggi alla Camera. È l’unica via per stringere all’angolo gli alleati di Ncd, che non hanno gradito la riduzione delle proroghe (da 8 a 5) sui contratti a tempo determinato e la reintroduzione della formazione obbligatoria per gli apprendistati. Matteo Renzi, ieri a Pontassieve per l’ultimo giorno di riposo, ha già dato il via libera al ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, e anche il titolare del Lavoro Giuliano Poletti è pronto ad affrontare una battaglia in cui avrà solo il Pd dalla sua parte: «La fiducia? È molto più di una possibilità. I tempi sono strettissimi, entro il 19 maggio il decreto va convertito e la commissione ha discusso a sufficienza», ha fatto trapelare ieri l’ex leader di Legacoop dal buen retiro di Imola.La fiducia sarà votata da Ncd, che non attenterà certo alla vita dell’esecutivo (stavolta il Pd non potrà contare sul sostegno esterno di Sel). Ma lo scontro si trasferirà poi al Senato, dove gli alfaniani hanno numeri impossibili da aggirare e i democratici non hanno la maggioranza-monstre di Montecitorio. E dunque a Palazzo Madama si consumerà un’altra mediazione quantomeno su due punti annunciati ieri da Maurizio Sacconi: sanzioni di portata inferiore per chi supera il tetto del 20 per cento nel rapporto tra rapporti a tempo determinato e occupati totali; ripristino delle forti semplificazioni originarie sull’apprendistato. Il tutto lasciando probabilmente a 5 le proroghe, come votato in commissione Lavoro alla Camera.Il decreto-Lavoro sarà un test importante per il premier, anche se ieri, da Pontassieve, giungevano parole rassicuranti: «Le proroghe sono un tema limitato, ci giochiamo tutto sul percorso della legge delega», quella in cui c’è la "rivoluzione" del contratto d’apprendistato, del salario minimo e dei nuovi ammortizzatori universali. Anche Poletti tende a depotenziare i conflitti interni alla maggioranza: «Bisogna agire in fretta, la disoccupazione dilagante che c’è nel Paese richiede risposte rapide, non diktat, e agli imprenditori abbiamo assicurato la possibilità di stipulare contratti di lavoro senza il timore di contenziosi. Io chiedo un anno di tempo, un anno per avere la prima discesa della disoccupazione. Sono convinto che questa è la ricetta giusta, se non va sarò pronto a trarne le conseguenze».Quanto accadrà da oggi in Aula si lega all’affondo concentrico di M5S e Forza Italia contro il decreto che consegna da maggio 80 euro in più al mese ai redditi tra 8mila e 24mila euro. La curiosità è che sia Beppe Grillo sia "Il Mattinale" - nota informativa in cui c’è di solito lo zampino di Renato Brunetta - citano un articolo del 1° marzo di The economist per dire che le coperture latitano. Le opposizioni più numerose dunque si salderanno non appena il decreto arriverà in Parlamento, per ragioni del tutto opposte ma convergenti: i forzisti ad esempio lotteranno contro il balzello fiscale applicato alle banche che hanno quote di Bankitalia, M5S contro il mancato intervento per incapienti, partite Iva e pensionati.Il premier però è convinto che l’operazione fiscale stia già dando risultati in termini di consenso. E mette già a fuoco i nuovi dossier: questa settimana lavorerà fianco a fianco con il ministro Marianna Madia e il sottosegretario "renziano" Angelo Rughetti per chiudere entro fine aprile la riforma della Pa, giocandosi in chiave comunicativa soprattutto il "pin digitale unico" per l’accesso ai servizi delle pubbliche amministrazioni. Ma siccome nel Paese «c’è un clima positivo che dobbiamo sfruttare», c’è l’intenzione di piazzare nei prossimi giorni altri colpi: il via libera ufficiale al piano per l’edilizia scolastica e l’accordo con Bruxelles sui fondi strutturali (Graziano Delrio sarà a Bruxelles il 24 per la firma decisiva che vale 60 miliardi di euro nei prossimi 7 anni).Si registra inoltre un’inattesa accelerazione anche sul dossier-Giustizia: ieri Matteo Renzi ha sentito il Guardasigilli Andrea Orlando. «Contatti informali», dicono da Palazzo Chigi. Si inizia a ragionare sugli interventi per giustizia civile e penale, con largo anticipo rispetto a giugno, quando è atteso un intervento legislativo. Il premier ha intuito che la battaglia con l’Anm sugli stipendi sui magistrati è stata capita, e chissà che non provi a piazzare il colpo prima del 25 maggio...
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: