giovedì 14 luglio 2016
​Multe fino a 10mila euro e carcere per i recidivi. Proposta di legge sostenuta dalla comunità Papa Giovanni. Consensi trasversali per un modello che in Svezia ha ridotto il fenomeno dell'80%.
Stop ai rapinatori di donne (A. Mariani)
Prostituzione, piano per punire i clienti
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I lunghi capelli bruni servono a coprire quelle orecchie mozzate dai suoi aguzzini per costringerla a tornare in strada ogni sera. Stefania è arrivata dalla Romania a 17 anni, venduta dalla sua famiglia agli uomini della tratta. La scusa è sempre quella di un buon lavoro in Italia, diventato presto vendere il proprio corpo per soldi ai bordi della strada. Ora ha 24 anni, cicatrici per le tante botte subìte e una richiesta per i parlamentari: «Approvate presto una legge che punisca i clienti, perché la prostituzione non è un lavoro, ve lo assicuro. È una tortura». È proprio questa la prospettiva da cui guardare il fenomeno della prostituzione in Italia, un tema che ora sembra scuotere anche Montecitorio. In questi giorni, infatti, è stata depositata una proposta di legge (n.3890) – presentata ieri alla Camera insieme all’associazione Papa Giovanni XXIII e ad alcuni gruppi scout di Pistoia impegnati in progetti anti-tratta – con prima firmataria la deputata Pd Caterina Bini, appoggiata da un gruppo trasversale di 33 parlamentari da Sinistra italiana ad Area popolare, che mira a reprimere la domanda punendo i clienti delle "lucciole" con multe da 2500 a 10mila euro. Nel caso di recidiva poi, la pena arriva fino a un anno di carcere scontabile, nel caso di prima condanna, anche con lavori di pubblica utilità.«Con un solo articolo chiediamo di modificare la legge Merlin al punto 3 – spiega la democratica Bini – aggiungendo sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali delle prostitute». Un modello, tra l’altro, sollecitato lo scorso anno anche da Bruxelles dove è stata approvata una risoluzione che chiede agli Stati di orientarsi verso il modello nordico, che introduce il reato di acquisto di servizi sessuali. «In Svezia in questo modo è stata ridotta la prostituzione dell’80%; in Inghilterra, Islanda e Irlanda e due mesi fa in Francia hanno seguito quell’esempio», continua la parlamentare, che pur avendo ricevuto una mail anonima di ricatto elettorale è pronta ad andare avanti con un testo base che unisca il suo pdl e le altre proposte simili già depositate.Prima fra tutte quella del deputato Gianluigi Gigli e di molti colleghi del gruppo DeS-Cd – datata 1 luglio 2014 – assegnata appunto due anni fa alla commissione Giustizia e mai calendarizzata. Il testo di tre articoli si propone, allo stesso modo, di punire con un’ammenda da 500 a 2000 euro l’acquisto di servizi sessuali a pagamento, anche se effettuato da terzi, con un aumento di sanzioni fino al triplo per la reiterazione del reato. Dalla quarta volta, la pena diventa reclusione da tre mesi a un anno (con possibilità di sostitutiva). Gli introiti delle multe, poi, confluirebbero in un Fondo per le misure anti-tratta. «Lo Stato non può mettersi dalla parte di chi vuole sfruttare la prostituzione», l’esordio dell’esponente centrista, ricordando le numerose proposte presentate invece per regolamentare anche fiscalmente il fenomeno, partendo da «un falso culturale che va smontato», ossia che disciplinare la materia aiuta a combattere la tratta, a incrementare gli utili e combattere l’evasione. «Ringrazio la collega Bini per aver rimesso in pista un tema che sembrava arenato», aggiunge, confermando la volontà di lavorare all’integrazione dei due ddl «per votare al più presto».Anche perché i numeri delle schiave del sesso non accennano a diminuire. Le stime della comunità Papa Giovanni XXIII parlano di 75-120mila persone vittime di 9 milioni di clienti italiani che muovono un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese. Sono per lo più tra i 13 e i 17 anni e vengono da Nigeria, Romania, Albania; nel 65% dei casi si prostituiscono in strada. «Noi chiediamo alle ragazze non quanto vuoi, ma quanto soffri», dice il presidente Giovanni Ramonda, lanciando la campagna Questo è il mio corpo. Ma «non ci limitiamo a mettere una spalla sotto la croce di queste ragazze, diciamo a chi fabbrica quelle croci di smetterla», aggiunge accanto alla richiesta di modificare la legge Merlin punendo i clienti. Crediamo sia questa «la ricetta vincente per combattere la prostituzione – gli fa eco don Aldo Bonaiuto, uno fra i più stretti collaboratori di don Oreste Benzi – perché il cliente è corresponsabile del dramma di queste donne. E con questa legge vogliamo proprio fare un salto di qualità nella consapevolezza collettiva».
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