martedì 24 marzo 2015
Approvata la norma che trasforma in Spa gli istituti cooperativi sopra gli 8 miliardi di attivi. Il governo ha posto la fiducia sul decreto.
EDITORIALE Un principio ingiusto di Leonardo Becchetti  | INTERVISTA Luigi Marino: «Il governo ora difenda l’italianità del credito»
COMMENTA E CONDIVIDI
Approvata definitivamente la legge di riforma delle Banche popolari che ne cambia la natura da cooperative a società per azioni quando le attività superano la soglia degli 8 miliardi di euro. Il governo ha infatti posto la questione di fiducia sul decreto che scadeva il 25 marzo, mettendo così la sordina al dibattito e alla contrarietà anche di una parte della maggioranza. Al Senato i sì sono stati 155, 92 i contrari, e dunque scattano i 18 mesi di tempo (ormai divenuti 16, in realtà) imposti ai 10 istituti più grandi per approvare la trasformazione in Spa. Le banche coinvolte. Secondo i dati sugli attivi, le banche a superare il tetto degli 8 miliardi e dunque ad essere obbligate alla trasformazione in Spa prevista dalla legge sono: Banco Popolare; Ubi banca; Bper Banca popolare dell'Emilia Romagna; Banca popolare di Milano; Popolare di Vicenza; Popolare del Veneto; Popolare di Sondrio; Credito Valtellinese; Popolare dell'Etruria; Popolare di Bari. Da aprile potrebbe aggiungersi anche, come undicesimo, l'istituto che nascerà dalla fusione tra Volksbank dell'Alto Adige e Popolare di Marostica.Cosa prevede la legge. Dopo il sì della Camera il 13 marzo, il testo è rimasto invariato. Dovranno trasformarsi in Spa quelle Banche popolari che superano gli 8 miliardi di euro di attivi, rinunciando dunque alla forma cooperativa e al voto capitario (una testa un voto per ogni socio, al di là del numero di azioni possedute). Rispetto al testo varato dal Consiglio dei ministri il 20 gennaio, alla Camera è stata introdotta la possibilità per le assemblee chiamate a deliberare la trasformazione in Spa di stabilire, con una maggioranza inferiore a quella attualmente prevista dal Codice civile, un tetto al 5% dei diritti di voto per al massimo 24 mesi. L’obiettivo è quello di evitare scalate ostili, magari dall’estero, favorendo invece le aggregazioni interne.Gli aspetti critici. Non è solo un problema di assetto proprietario, però, di possibili scalate dall'estero, quello che la nuova norma pone. Al di là del destino del singolo istituto, infatti, il rischio principale della riforma è quello di stravolgere la natura cooperativa di questa tipologia di credito o di condannarla al nanismo, al di sotto del limite degli 8 miliardi di attivo, una soglia fissata in maniera arbitraria. Basti pensare che la Bce ha fissato il limite dei 30 miliardi per la vigilanza unica delle banche ritenute "di sistema" e che non esiste vincolo dimensionale per le altre aziende cooperative in Italia, ad esempio quelle della grande distribuzione o delle costruzioni. Si rischia inoltre di recidere il forte legame che le banche cooperative hanno con i diversi territori e in particolare con le piccole e medie imprese che negli stessi territori sono nate e cresciute proprio grazie a questa tipologia di istituti di credito. Restano infine i dubbi di incostituzionalità della legge, legati anche alla scelta della decretazione d'urgenza e la difficoltà a comprendere la ratio di una scelta che non trova corrispondenza all'estero, dove le banche cooperative tedesche, austriache o francesi continuano a mantenere la loro natura originaria.Gli altri contenuti del decreto. Sono previste nuove norme anche sulla portabilità dei conti correnti e dei depositi titoli, che dovrà avvenire entro 12 giorni, dovrà essere gratuita e sono previste multe da 5.160 euro a 64.555 euro per chi svolge "funzioni di amministrazione o di direzione, nonché dei dipendenti" che risultino inadempienti. Ancora, sarà la Cassa depositi e prestiti, "direttamente o tramite Sace" o "attraverso una diversa società controllata", a svolgere il proprio intervento "anche attraverso il credito diretto" al fine di "rafforzare l'attività a supporto dell'export e dell'internazionalizzazione dell'economia italiana".  Il credito potrà essere erogato anche senza la garanzia Sace.Nascono le Pmi innovative e si apre al crowdfunding. Viene creata la categoria delle piccole e medie imprese innovative, estendendo ad esse le misure ora a favore delle start-up innovative. Ora la platea comprenderà pure le "società di capitale, costituite anche in forma cooperativa". Si prevede che la sottoscrizione o l'acquisto di quote di capitale di startup e Pmi innovative sia possibile anche per gli intermediari finanziari attraverso il crowdfunding (il finanziamento collettivo), con paletti antispeculativi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI