martedì 3 febbraio 2015
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Chiuso negli ultimi anni negli uffici in cui ha svolto il suo ruolo di giudice costituzionale, Sergio Mattarella è rimasto defilato dagli sguardi internazionali. Ma oggi, in Italia e all’estero, «parla il suo curriculum per lui». Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri, ha avuto modo di apprezzare il Mattarella politico, da vicecapogruppo, quando il neo presidente della Repubblica era il capo dei deputati del Ppi. E oggi si dice certo che, «in continuità con Napolitano, il capo dello Stato sarà in grado di rappresentare le istanze italiane nel mondo. «Nei tre tradizionali assi della politica estera italiana è perfetto». Perché? Al ministero della Difesa ha avuto modo di confermare le sue caratteristiche di lealtà transatlantica con gli Usa. Essendo siciliano, per costume e cultura non gli sfugge la dimensione profondamente mediterranea del Paese di cui oggi è presidente. Credo che una delle eredità di Napolitano sia quella di farsi ingaggiare nel dibattito europeo, pur conoscendo gli altri leader il ruolo costituzionale del nostro capo dello Stato. Mattarella raccoglie un testimone importante e sarà in grado di farlo, proprio per la sua cultura cattolicodemocratica, che ha un ancoraggio europeo molto forte. La stampa internazionale sembra apprezzare la scelta politica... Specie in Francia e Germania si fa perno sull’esperienza di Mattarella. Sul fatto che anche in un Paese come il nostro, che ha dato segni di 'dinamismo rottamatore', si riconosca come al Quirinale serva una guida sicura, di esperienza. Le immagini di Napolitano seduto alla Casa Bianca accanto a un Obama sorridente davano l’idea di un Paese rispettato oltreoceano... Quell’intesa nasceva da un profondo rispetto che il giovane presidente Usa aveva per la lunga storia del presidente italiano. Il fatto che Mattarella abbia telefonato domenica a Ciampi e sia andato a trovare Napolitano testimonia come nel carattere della persona si intende perseguire una linea di continuità. Non continuità caratteriale ma istituzionale, sul modo in cui si concepisce il ruolo del presidente. In un Paese con un premier giovane, dunque, serviva un politico esperto al Quirinale? Fa bene avere come capo dello Stato un uomo di grande esperienza istituzionale, un uomo che si è forgiato in battaglie difficili come testimonia  la drammatica foto diffusa, di Mattarella con il fratello morente tra le braccia. Un uomo che è cresciuto in una Palermo blindata, ha fatto battaglie scomode, è stato uomo politicamente di trasformazione. Diciamo una delle figure che ha aperto la fase di ammodernamento del Paese? Uno dei protagonisti, sì: Mattarella ha partecipato alla trasformazione della Dc, ai passaggi dal Ppi alla Margherita, al Pd. Parliamo di un uomo di frontiera politica, che ha accumulato in questi passaggi una solida esperienza. In un’Europa che sta passando trasformazioni tumultuose, avere un riferimento di questa esperienza e di questa levatura aiuta moltissimo. Anche in un’Italia alle prese con le riforme... L’uomo che vigila sulle riforme, è colui che ha interpretato in Parlamento il cambiamento che veniva, dandogli un vestito istituzionale, con la legge elettorale che porta il suo nome. Sa leggere il cambiamento e oggi che è arbitro della Costituzione dovrà vigilare perché questo nuovo cambiamento avvenga nell’ambito di un vestito compatibile. In questo la sua cultura giuridica è inattaccabile. L’invito a Berlusconi a partecipare all’insediamento è un gesto di distensione? A prescindere da chi ha votato il presidente, il messaggio è che il Quirinale è la casa di tutti gli italiani. È un segno di distensione. In un tempo in cui le riforme hanno bisogno di essere condivise, e c’è bisogno di gesti importanti. È uno dei temi che affronterà nel suo discorso? Mi aspetto un discorso improntato sui valori. Essere inclusivi non significa prescindere dai valori. Il carattere dell’uomo, testimoniato con tutta la sua vita, fa presumere un discorso sui valori, in continuità con i messaggi di Napolitano, specie degli ultimi anni. Con Renzi è un rapporto tutto da costruire. Si sono visti poche volte, ma Matteo è rimasto colpito dalla storia di Mattarella. È una scommessa: sono due persone molto intelligenti. Ma, in onore al merito di Matteo, devo dire che Mattarella è la persona di cui aveva bisogno al Quirinale. Conoscendo Renzi, non avrebbe preferito un presidente più giovane, un "sindaco d’Italia"? L’alternanza è benefica. Ci può essere un 'dinamismo scapigliato' alla guida del governo che vuole anche disincrostare il Paese da alcuni suoi vizi, e così ci vuole un riferimento solido nell’istituzione più alta. Da questo punto di vista, è una scelta in continuità con Napolitano. Di questo Matteo ha bisogno. Saprà conquistare gli italiani, come Napolitano? Credo proprio di sì. A rievocare la sua storia e il suo profilo, già si è creato un legame positivo con la gente. Si è capito che stiamo attingendo a una delle grandi culture italiane.
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