giovedì 30 luglio 2015
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Norme speciali per la 'macchina' del Comune di Roma (mentre lo scioglimento «non serve») e l’accesso della Capitale nel circuito dei nuovi investimenti pubblici promessi dal governo Renzi. È l’agenda delle priorità fissata da Marco Causi nel suo primo giorno operativo da assessore al Bilancio - oltre che vicesindaco - nella giunta Marino-ter. Causi, palermitano («Ma vivo a Roma da 40 anni», precisa), è reduce da una notte quasi insonne: «Sono stato fino alle 3 di notte a rispondere a mail e sms e alle 10 di mattina ero di nuovo in aula Giulio Cesare». Com’è questa prima giornata? Guardi, da stamattina sono già immerso nell’esame in aula dell’assestamento di bilancio, che va approvato entro il 31 luglio. Non ho avuto tempo per distrarmi... Perché ha accettato di calarsi in questa missione impossibile? Non credo che esistano missioni impossibili. A me è stata chiesta la disponibilità dal presidente Renzi un paio di settimane fa, e la richiesta mi è stata rinnovata martedì. Ho accettato proprio perché il premier ha contribuito molto fortemente alla soluzione di questa crisi comunale. L’amministrazione resta però sotto la cappa della relazione del ministro dell’Interno, Alfano. Lo scioglimento sembra escluso, comunque. Non sta a me esprimermi al riguardo. Mi faccia dire tuttavia che sono d’accordo con la 'terza via' proposta da Rosy Bindi (presidente della commissione Antimafia, ndr): servono soprattutto norme speciali per dotare le città più grandi di strumenti specifici per sconfiggere le infiltrazioni della criminalità organizzata che a Roma, al di là del livello politico, sono entrate proprio nei gangli della macchina comunale. Norme per consentire ai sindaci di commissariare di fatto gli uffici comunali più 'compromessi'. Nessuno deve sottovalutare quello che è successo a Roma città. E parlo volutamente di città, perché la criminalità opprime sempre di più anche imprenditori e commercianti. Serve un’azione costante, per la quale possiamo contare sull’opera dell’assessore Sabella. Cosa ha detto lei al sindaco Marino? Che non deve farsi prendere dall’ansia di risolvere in pochi giorni, nello spazio di un tweet, problemi che Roma si trascina da anni. Serve un po’ più d’investimento nel medio termine, d’altronde abbiamo tre anni davanti. Marino non ha sprecato però il biennio iniziale? Non direi. Marino sta combattendo molte battaglie, alcune a mani nude perché ha avuto a volte poco supporto. Ha ereditato dalla giunta Alemanno un deficit di quasi un miliardo e si è molto impegnato per il piano di rientro dei debiti. Con risultati anche sottovalutati, come l’aver ottenuto - ed era una richiesta ventennale - il riconoscimento degli extracosti per 110 milioni annui legati ai servizi che il comune di Roma dà come Capitale. Ora è il momento di pensare alla fase di rilancio. Partendo da quali basi? Roma ha bisogno di un forte affiancamento del governo nazionale. Renzi ha parlato di un piano da 20 miliardi d’investimenti da attivare nei prossimi mesi. Il Comune si deve attrezzare con proposte valide per accedere a questi fondi. E servono investimenti da destinare soprattutto alla cura e manutenzione dei beni pubblici trasporto pubblico, strade, acqua, fogne - sui quali dal 2008/09 c’è stata una caduta. Il bilancio è cresciuto solo per la spesa corrente e del personale. Mentre, per esempio, la spesa per il trasporto è sottofinanziata ancora oggi dalla Regione rispetto a Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna. Nell’ultimo bilancio della Polverini questa voce era cifrata addirittura zero. Ma Palazzo Chigi aiuterà davvero Roma? Il tavolo inter-istituzionale che è stato convocato per martedì va già in questo senso, ed è l’altro segnale che io avevo chiesto. Si discuterà di Giubileo e investimenti. E per la gestione dell’Anno Santo straordinario aggiungo che non ci saranno aggravi per i conti pubblici perché ricorreremo a risorse già stanziate.
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