martedì 3 novembre 2015
Intervista al ministro dell'Interno: imprenditori fidatevi, lo Stato è con voi. E promette: prenderemo il boss Messina Denaro.
Bagheria, la rivolta anti-pizzo
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«La mafia è in ginocchio. Non è ancora morta, ma ora è davvero in ginocchio, senza fiato, in agonia...». Angelino Alfano ha appena sentito il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette. C’è fiducia. «Stiamo vincendo la battaglia. Perché la società civile, mai come ora, è con noi, e mai come ora si fida dello Stato», ripete il ministro dell’Interno. Parla di getto. Racconta l’operazione «Reset 2» e si sofferma sul clima nuovo: «Imprenditori e commercianti hanno alzato il muro e hanno gridato il loro no a Cosa nostra. Oggi la voglia di riscatto di gente per bene prevale sulla paura; la legalità vince sull’omertà ». Parliamo con Alfano a lungo. Dell’Italia che cambia, delle riforme, delle unioni civili e dell’impegno per la famiglia. Ma è la lotta alla mafia e il risveglio della società civile a fare titolo. Sfidiamo il ministro con una domanda netta: cosa dice ai tanti imprenditori tuttora vessati dal racket che non trovano ancora il coraggio di denunciare? «Dico 'fidatevi dello Stato'. È in grado di prevenire le intimidazioni, di proteggere chi denuncia e di punire chi crede che sia ancora il tempo del racket e delle estorsioni». Non è solo un giorno di belle frasi e di generiche promesse. «Chi ha coraggio di denunciare verrà premiato. Abbiamo già fatto scelte che vanno in quella direzione, come il rating di legalità, le white list o le interdittive antimafia. Sono paletti che determinano un primo slalom per coloro che sono in grado di operare sul mercato legale e non su quello della connivenza coi mafiosi...». Alfano per qualche istante riflette, poi riprende a ragionare senza cambiare tono di voce: «...Ma non basta. Ora siamo pronti a mandare a quegli imprenditori nuovi segnali. Uno su tutti: chi denuncia dovrà avere una corsia preferenziale per l’assegnazione degli appalti». Ministro, la lotta alla mafia è anche culturale. Da siciliano e da padre di famiglia, cosa direbbe ai giovani della sua terra ancora convinti che mafia voglia dire forza e potere? Di guardare cosa è successo in casa dei mafiosi negli ultimi anni: solo galera, infelicità, morte e disperazione. Un tempo c’era, forse, la ricchezza. Oggi nemmeno quella. La nostra azione è decisa, la strategia di aggressione ai patrimoni carica di determinazione. Oggi, fare il mafioso non è nemmeno più conveniente. Il mondo dell’antiracket invoca da tempo la riforma dei beni confiscati alla mafia. Non è il caso che Parlamento e governo accelerino per farla approvare presto? Noi siamo pronti, occorre una risposta rapida. Ma ricordiamo che la necessità di una riforma nasce dall’exploit dell’Agenzia per i beni confiscati che, nata solo sei anni fa, si ritrova a gestire migliaia di immobili, aziende e e beni sottratti alle cosche. In cima alla lista dei super latitanti c’è un boss, Matteo Messina Denaro, al quale lo Stato dà la caccia dal 1993. Ci pensa mai? Prenderlo sarebbe il più grande successo, in un ruolino di marcia che comunque è senza precedenti finora per arresti di latitanti, sequestri, confische e condanne per carcere duro. Dalla mafia in Sicilia a 'mafia capitale' e al tracollo di Roma. Come pensate di replicare, all’ombra del Campidoglio, gli esiti 'rinvigorenti' ottenuti a Milano con l’Expo? 'Mafia capitale' è stata una lesione nella nostra società, ma noi stiamo andando oltre. E la nomina del prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, a commissario della Capitale si muove esattamente in quel senso, perché l’imminente Giubileo funzioni proprio come ha funzionato Expo, diventato un modello perché l’abbiamo costruito con competenza e con ottimismo. L’Italia che ce la fa è questa: l’Italia che non si piange addosso e riesce a trovare nei problemi il senso della sfida, riuscendo a trarne vantaggi di cui essere orgogliosa. Il commissario Tronca agirà in sinergia col prefetto di Roma. Il governo pensa di ampliare i poteri assegnati a Gabrielli nell’organizzazione degli eventi giubilari? I prefetti Tronca e Gabrielli hanno già lavorato insieme, e con successo, in più di un’occasione, non ultima la vicenda della Costa Concordia. La loro sintonia e la loro capacità di prevedere i problemi e gestirli sono il valore aggiunto su cui puntiamo. Eventuali ridefinizioni saranno esaminate in corso d’opera. All’avvio dell’Expo, c’erano preoccupazioni per i rischi legati a minacce terroristiche... Abbiamo dispiegato oltre 4mila agenti delle Forze dell’ordine, mille per ogni turno di lavoro, in qualsiasi ora della giornata: mille poliziotti, altrettanti carabinieri, 500 finanzieri, 100 Vigili del Fuoco, 60 del Corpo forestale, 40 della Penitenziaria e 1.600 militari. Un dispositivo che ha garantito ordine e sicurezza per le visite di 59 capi di Stato, 61 capi di governo, 230 ministri, 118 delegazioni di governo... Un’impresa titanica, ma ce l’abbiamo fatta. L’Expo, lei ha detto, è stato «mafia free». Potranno esserlo anche gli appalti nella Capitale? Il modello è quello: garantire legalità negli appalti senza bloccare i lavori. Le 100 interdittive antimafia per imprese che potevano avere collegamenti coi clan, ci hanno consentito di fare di Expo un veicolo di sviluppo sano per Milano e per l’Italia e un grande affare per tutte le imprese oneste. Visto com’è andata Expo, credo che chi vuole ottenere illeciti guadagni si terrà ben lontano dal Giubileo. Che nemmeno ci provi, perché troverà ogni accesso sbarrato. Col dopo-Marino si è aperta la corsa elettorale. Silvio Berlusconi appoggerà Marchini. E voi? Noi guardiamo ai movimenti civici che stanno nascendo in Italia e che hanno dato, come a Venezia con Brugnaro, prova di poter essere vincenti. È stata la nostra scommessa nelle ultime elezioni e riteniamo di averla vinta. In questo senso, non possiamo che vedere positivamente l’individuazione di una personalità civica, non necessariamente espressione dei partiti, su cui convergere. Un candidato che abbia a cuore Roma, che abbia vissuto a Roma, che la consideri la vetrina d’eccellenza del nostro Paese nel mondo. Milano «capitale morale» e Roma «senza anticorpi»? È davvero così? La corruzione può annidarsi ovunque. E noi agiamo ovunque con lo stesso impegno raggiungendo importanti risultati. Bene ha fatto il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, a dare quella sferzata. Tra poco più di un mese la nostra Capitale si troverà davanti alla sfida. Noi siamo ottimisti e crediamo che Roma abbia quella voglia di riscatto che la porterà a vincere la scommessa. Lavoreremo tutti, all’unisono, affinché il Giubileo si celebri grazie e non a dispetto della città che lo ospita. Negli uffici del Viminale, i timori per azioni jihadiste sono alti? Roma e l’Italia rischiano più che in passato? Nelle minacce dei terroristi dell’Is, la nostra Capitale viene spesso nominata, evocata come simbolo della cristianità. Già da tempo l’attenzione su Roma è altissima. Il grande evento del Giubileo della Misericordia, voluto da Papa Francesco, rende ancora più mirata la nostra attenzione. Calibreremo l’impiego delle forze dell’ordine, come per l’Expo, tenendo conto di tutte le variabili possibili, ma facendo in modo che Roma non appaia come una città militarizzata. Capitolo immigrazione. L’Italia continuerà ad accogliere migranti, anche se in Europa il meccanismo della relocation stenta a decollare? Siamo solo all’inizio. Il piano di ricollocamento dei migranti in Europa funziona e funzionerà ancora meglio, aprendo crepe nel 'muro' del regolamento di Dublino, prima considerato intoccabile. La relocation dei richiedenti asilo rappresenta il simbolo della vittoria di un Europa che è al contempo solidale e responsabile, che tende la mano a chi rischia di morire e scappa da guerre e persecuzioni e che riporta indietro chi non ha diritto a restare. È la vittoria di chi crede nell’Europa e la sconfitta di chi ha scommesso contro l’umanità intera per tornaconto elettorale. Unioni civili. Al suo partito il testo attuale non piace. In cosa dovrebbe cambiare per avere il vostro voto? A costo di sembrare monotono, ripeto che siamo pronti a riconoscere più diritti alle persone che compongono una coppia dello stesso sesso. Al tempo stesso, abbiamo due no insuperabili intorno ai quali è inutile girare per trovare un compromesso: l’equiparazione al matrimonio e l’adozione, questioni connesse sulle quali non retrocederemo di un millimetro. Quel testo è stato motivo di travaglio dentro Ncd, causando l’addio del coordinatore Quagliariello. Lascereste il governo, se Renzi dovesse approvarlo con voti fuori dalla maggioranza? Intanto partiamo dal tentativo di trovare un’ intesa. Sono fiducioso che si troverà. Il premier Renzi conosce bene la nostra posizione, che è la stessa di una larghissima parte di italiani. Il disegno di legge presentato dal Pd rende le unioni civili troppo prossime al matrimonio e perciò esposte a una pericolosa deriva giurisprudenziale. Noi intendiamo impedire alla radice qualsiasi tentativo che, con delle forzature ad hoc, possa portare a un’equiparazione al matrimonio e che arrivi persino all’adozione. Nessuno vuole negare i diritti, soprattutto patrimoniali, agli omosessuali. Ma il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà, non può essere nemmeno sfiorato. Nella legge di Stabilità in discussione alle Camere, Ncd solleciterà modifiche migliorative? La nostra azione in questa manovra si è concentrata su due grandi capitoli: Sud e famiglie. E lavoreremo in questo senso nel passaggio parlamentare della legge di Stabilità. Noi, per esempio, riteniamo l’apertura del dossier sul Ponte dello Stretto utile per lo sviluppo di tutto il Sud. È vitale anche rimettere in tasca agli italiani un po’ di soldi per alimentare i consumi e restituire alla casa il suo valore, perché il deprezzamento degli immobili ha bloccato l’edilizia e depresso l’economia. L’eliminazione della tassa sulla prima casa è stato il tema con cui siamo entrati in Parlamento in questa legislatura. Tra gli interventi a favore della famiglia, ci sono le detrazioni e deduzioni per bimbi e anziani in casa e anche per gli studenti... Per finire, ministro, la versione attuale dell’Italicum non sembra propizia alla natura di un partito come Ncd. Avete un patto con Renzi per altre modifiche? O pensate a uno scenario di coalizione? Noi abbiamo chiesto maggiori competenze per il Senato e liste regionali per consentire agli elettori di indicare i cento senatori e, in questo, abbiamo avuto la giusta soddisfazione. Per quanto riguarda le prospettive, confidiamo che l’Ita-licum possa essere migliorato prima del voto, dando il premio alla coalizione che vince. Il Paese ha bisogno di una rappresentanza più articolata. L’Italicum è una buona legge e difatti l’abbiamo votata. Ma anche le cose buone sono migliorabili.
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