sabato 13 dicembre 2014
I ricchi  bilanci della Buzzi & co legati per l'80% agli immigrati. Nel dossier del Viminale, i centri sotto la lente delle Procure
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Grandi e piccoli affari sui rifugiati. Grandi, giganteschi, quelli di Salvatore Buzzi e della Cupola romana, più dell’80 per cento del loro bilancio. Piccoli e tantissimi, una vera moltitudine, quelli nelle regioni del Sud. Su entrambi l’attenzione di varie procure in quel coordinamento promosso dal procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone per combattere le mafie del welfare. Ad aiutarci a capire è ancora il dossier del ministero dell’Interno sui centri che ospitano attualmente rifugiati e migranti. Partiamo dunque da Roma e dalla cooperativa Eriches29, fiore all’occhiello del 'sistema Buzzi'. Dovrebbe occuparsi di immigrati e verde pubblico ma se non fosse per i rifugiati avrebbe vita grama. Il fatturato parla da solo. Ieri, dati del Viminale alla mano, abbiamo scritto che la cooperativa per l’ospitalità di 712 persone in 10 centri incassa ogni giorno 35mila euro che fanno 12,7 milioni di euro all’anno. Ebbene questa cifra rappresenta ben l’82 per cento del fatturato dell’Eriches29 che lo scorso anno è arrivato a 15,5 milioni di euro. Un fatturato 'in grande crescita' scrivono con orgoglio nel proprio sito Buzzi & C. Una crescita strettamente legata agli 'affari' sui migranti. Si passa, infatti, da appena 1,7 milioni di euro del 2009 a 3 milioni del 2010, per saltare a 7,7 milioni nel 2011 che raddoppiano a 14 nel 2012 e poi ai 15,5 del 2013. E c’è da essere certi che alla fine del 2014 avremo un nuovo fatturato record grazie al fortissimo aumento di sbarchi.  La crescita galoppante del fatturato di Eriches si sovrappone, infatti, alle varie emergenze sbarchi e alla conseguente necessità di trovare luoghi per i centri per rifugiati. E Buzzi, grazie al prezioso supporto di Luca Odevaine, se ne riesce ad accaparrare un grossa fetta. Inferiore, almeno per Roma, solo a quella del gruppo 'Domus Caritatis' e 'Casa della Solidarietà', in stretto contatto col gruppo di Buzzi. E se quest’ultimo incassa 12,7 milioni all’anno, il gruppo amico ne riceve più di 27. Se ci spostiamo al Sud troviamo invece un panorama parcellizzato. In Sicilia, ad esempio, i centri del sistema gestito dalle Prefetture sono 109 e ospitavano alla fine di settembre 6.382 rifugiati.  La provincia con più centri è quella di Trapani con 32 e 2.148 rifugiati. Seguono Palermo e Ragusa con 18, Agrigento con 15, Enna con 9, Caltannissetta con 7, Siracusa con 6, Messina con 3, Catania con 1. Ci sono poi anche qui le grandi strutture dei Cara, come quella di Mineo in provincia di Catania con più di tremila rifugiati, struttura che compare nelle carte dell’inchiesta romana. Carte che sono state inviate alla procura di Catania proprio in vista del coordinamento. Il resto sono tutte piccole e piccolissime strutture, molte parrocchie e associazioni del mondo cattolico, ma anche moltissimi alberghi, residence, B&B. Un mondo sul quale indagare, come dimostra il centro che la Cupola romana aveva gestito in un residence a cinque stelle a Cropani in Calabria grazie all’appoggio del clan Mancuso. Calabria dove le strutture sono appena 16, anche perché coi suoi 1.600 ospiti fa la parte del leone il centro di Isola Capo Rizzuto gestito dalle Misericordie. Infatti tutti gli altri centri arrivano a 1.962 compreso uno a Vibo Valentia che ne ospita 444. Per la Campania il numero dei centri è impreciso (i rifugiati sono circa tremila). Mentre troviamo gli 8 della provincia di Benevento e i 13 di quella di Salerno, per quelle di Avellino, Napoli e Caserta nel dossier del Viminale appare la dicitura 'varie strutture'. Ricordiamo che le carte romane sono state inviate anche alla procura di Napoli. Infine in Puglia troviamo 26 centri con 1.469 rifugiati. Ma anche qui vanno aggiunti tre grandi Cara con più di 2.500 persone tra i quali un altro big, quello di Bari che da solo ne ha quasi 1.700.
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