venerdì 24 aprile 2015
Più navi anti-scafisti. Mandato a Mogherini per missione militare Ma è scontro sull’accoglienza. Cameron: porteremo profughi in Italia
GLI ORRORI DEI TRAFFICANTI «Aveva paura, ucciso a bastonate»
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Almeno una sorpresa positiva questo vertice straordinario a Bruxelles l’ha riservata. L’Europa aumenta significativamente i suoi sforzi nel Mediterraneo, arrivando a qualcosa che non si allontana troppo da una sorta di 'Mare Nostrum europea'. Perché, mentre fino alla vigilia si sentiva parlare di un raddoppio di fondi e mezzi per Triton, la missione Ue nel Mediterraneo succeduta a Mare Nostrum nel 2014, alla fine ieri i leader hanno deciso che i fondi saranno triplicati. È stato il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, a proporlo, e gli Stati membri hanno accettato (i contributi, del resto, sono volontari). Vuol dire che anziché i circa 3 milioni al mese, si dovrebbe grosso modo passare a 9 milioni di euro, esattamente lo stesso bilancio che era destinato dall’Italia a Mare Nostrum. Perché almeno su un punto i Ventotto sono d’accordo: non si può continuare ad assistere al succedersi di tragedie in mare. «La primissima priorità è salvare vite umane», ha detto il cancelliere Angela Merkel. E anche il premier britannico David Cameron - che pure a fine 2014 era stato tra quelli che più avevano fatto pressing sull’Italia per porre fine a Mare Nostrum - ieri avvertiva: «Siamo di fronte a una vera tragedia nel Mediterraneo». Una questione affrontata subito prima dell’avvio del vertice in una riunione ristretta a quattro cui hanno partecipato il premier Matteo Renzi, il cancelliere Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e il premier britannico David Cameron. E rapidamente si è capito, a questo summit, che c’era una diffusa volontà di aumentare la presenza nel Mediterraneo, mostrando i muscoli contro i trafficanti di uomini. Molti hanno deciso l’invio di navi militari, la cui presenza eviterà il ripetersi di minacce a mano armata da parte di trafficanti per riprendersi le barche non appena salvati i m migranti in mare. Non a caso Cameron, che forse pensa anche a qualcosa di più, ha annunciato l’invio di uno dei fiori all’occhiello della Marina Militare britannica, la 'Hms Bulwark', più tre elicotteri e due motovedette. Si tratta, ha aggiunto Cameron, «di smantellare le bande criminali e stabilizzare la regione». A ruota, si sono aggiunti vari altri stati: la Germania (fino a tre navi), il Belgio, l’Irlanda, la Svezia e la Norvegia (non Ue). Il tutto va ad aggiungersi alle 6 navi, 4 aerei e un elicottero attualmente a disposizione di Triton. C’è però una precisazione: almeno alcune nuove navi (sicuramente per Regno Unito, Norvegia e probabilmente Germania) formalmente non agiranno all’interno della missione Triton per questioni giuridiche. L’idea, comunque, è che una presenza molto più massiccia e incisiva impatterà positivamente anche sui salvataggi, sebbene Triton operi nel quadro dell’Agenzia delle frontiere Ue Frontex, il cui mandato (che non sarà cambiato) è solo la protezione delle frontiere. E tuttavia a Bruxelles insistono che già adesso molte azioni di Triton sono state di salvataggio, anche per la legge del mare. Non si tratta dell’unica misura di risposta. I leader hanno «invitato chiesto l’Alto rappresentante per la politica estera Ue (Federica Mogherini, ndr) ad avviare subito preparativi per una possibile operazione nell’ambito della politica di sicurezza e difesa comune». Riferimento alla missione civile-militare per la distruzione delle navi e dei covi dei trafficanti che però richiede un preciso mandato Onu, come sottolineato dalla Merkel. E si intensifica la cooperazione con i paesi di origine e transito: i leader hanno deciso di convocare un summit speciale con l’Unione Africana e vari Paesi-chiave, entro l’anno a Malta. Rimane però il controcanto: non ci sono stati grossi movimenti sul fronte della ripartizione di profughi in tutta l’Ue. Cameron ha parlato, per il contributo di Londra, di «precise condizioni: che la gente salvata venga portata nel porto sicuro più vicino e non abbiano ragioni per chiedere asilo in Gran Bretagna». E per fugare dubbi ha aggiunto: «La Gb non offrirà asilo», i recuperati «li porteremo in Italia». Messaggio condiviso da vari altri paesi, come la Finlandia, la Spagna, l’Irlanda, la Polonia. Alla fine si è deciso di creare un progetto-pilota su base volontaria per la «ricollocazione in tutta la Ue» di profughi che al momento sono ancora fuori dalle Ue. E Juncker non ha fatto mistero di un pizzico di delusione: «Volevo esito più ambizioso». Inoltre rimane aperta la possibilità di «considerare opzioni per valutare la riallocazione d’emergenza» (di richiedenti asilo già presenti nella Ue), sempre su base volontaria, per alleggerire i centri sovraffollati.
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