venerdì 8 marzo 2013
​In un'intervista pubblicata sul settimanale americano “Time” il leader del Movimento 5 Stelle ribadisce il «no» a Pd e Pdl. La repilica di Bersani: ma adesso dirà come intende prendersi le sue responsabilità davanti al Paese.
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​Più che dialogo, tra Pier Luigi Bersani e Beppe Grillo è scontro al calor bianco. Continuo. Gli otto punti non hanno l’effetto benefico auspicato dal segretario del Pd. Un’offerta non solo per Grillo. Ma che soprattutto a Grillo guarda. L’attenzione, però, non c’è. Anzi online, in quello che ormai è divenuto il termometro degli umori politici, si scatena un vera e propria guerra tra base del Pd e del 5Stelle.E Bersani si spazientisce. «Grillo non vuole diplomazia, né scambi di sedie, io meno di lui. Bisogna dare risposte serie e non incappucciate davanti al Paese», dice, commentando i ripetuti rifiuti a un’intesa di governo. «Ha scelto la strada parlamentare, adesso dirà come intende prendersi le sue responsabilità davanti al Paese. Voglio solo sottolineare qual è la situazione del Paese. L’idea del tanto peggio tanto meglio è un’idea distruttiva». Dal canto suo in un’intervista al Time e dal suo blog, il comico genovese apre più fronti e provoca svariate polemiche. Dal ruolo dei media (vedi articolo a fianco) fino a una frase sul suo movimento visto come argine a possibili violenze di piazza. Parole che in un primo momento vengono interpretate come la prefigurazione di possibili tumulti. Tanto che Bersani subito lo rimbrotta: «Non si deve evocare la violenza, bisogna avere senso di responsabilità».Ma è sul punto politico che il leader dei 5 Stelle tira dritto come un tir. E per ribadire il suo no a qualsiasi alleanza tira di nuovo fuori Napoleone e Wellington, che «non possono trovare un modo di collaborare». I partiti «fanno finta di essere avversari, ma sotto sotto sono la stessa cosa», spiega Grillo, per il quale «sinistra e destra in Italia hanno sempre fatto finta di combattersi. Ora gli accordi che hanno fatto per 20 anni nell’ombra dovranno farli alla luce del sole. E se lo faranno, sono morti. Politicamente morti. Così devono scaricare la loro delusione politica e la loro disintegrazione - conclude - dicendo che sono io a non voler fare un governo e che questo provoca instabilità. Ma io non posso discutere con loro». Poi spiega che il movimento «punta ad avere il 100% di deputati e senatori, e completata la sua rivoluzione, non avrà più ragion d’essere e si scioglierà».Insomma, Grillo vuole tutto - magari aspettandosi nuove elezioni a breve - e non si accontenta della crescita del 3%, che lo porta molto vicino alla soglia del 30%, accreditata dai sondaggi in questi giorni. Evidentemente, il blogger genovese punta a fare da collettore del malcontento popolare contro la "malapolitica". D’altronde, è lo stesso Grillo a spiegarlo: «Ho incanalato tutta la rabbia in questo movimento – dice –. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno», spiega. E aggiunge: «Se fallissimo in Italia si rischiano violenze di piazza. Se crollassimo noi, arriveranno. Tutto è nato in Italia. Il fascismo è nato qui. Le banche sono nate qui. Abbiamo inventato il debito e anche la mafia. Se da qui non partirà un’ondata di violenza è grazie al movimento». Nessuna minaccia, dunque, come qualcuno cerca di interpretare, ma la rivendicazione del proprio ruolo di "cuscinetto" tra la rabbia della piazza e l’offerta politica. Lo precisa anche il giornalista del Time autore dell’intervista.
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