venerdì 9 ottobre 2015
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Due anni vissuti... pericolosamente. Cominciati il 12 giugno 2013 e dipanatisi dalla Panda rossa fino ai funerali dei Casamonica e, infine, a cene e scontrini (con 'Mafia Capitale' sullo sfondo). Ignazio Marino, sindaco della Capitale, molte volte è stato nell’occhio del ciclone durante il suo mandato e in qualche occasione non ha fatto nulla per uscirne, anzi. Così adesso sembra lontanissime le giornate nelle quali arrivava in Campidoglio in sella alla sua bicicletta. Con Palazzo Chigi, il Pd e molti romani che mostrano sempre maggiore insofferenza, finché il governo gli affianca il prefetto Gabrielli, che (la scorsa settimana) il sindaco, all’assemblea dei costruttori romani, presenta come la sua «badante». L’ultimo atto è il caso delle spese in cene sostenute con la carta di credito del Campidoglio. Ma gli attriti col suo Pd erano già venuti fuori nel novembre 2014, con la scoperta che la Panda rossa del sindaco aveva varcato varie volte la Ztl senza il permesso. Il primo cittadino della Capitale deve poi fare i conti con una piaga di Roma: i rifiuti. Con la chiusura della discarica di Malagrotta infatti, i romani si ritrovano sommersi dall’immondizia e l’azienda che dovrebbe occuparsene, l’Ama, non riesce a gestire il servizio in modo efficiente. E il degrado di Roma arriva sulla prima pagina del New York Times.Intanto si susseguono gli arresti di funzionari pubblici che portano alla luce un’infiltrazione criminale nell’amministrazione della città. Ma è con l’estate appena finita che per Marino comincia la discesa sempre più ripida, da solo contro tutti. Anche i nervi iniziano a essere tesi. Intervenendo alla Festa dell’Unità, il sindaco sceglie di parlare alla pancia della platea e gridando, afferma che la destra «deve tornare nelle fogne». Un’uscita che lo costringerà di lì a poco a chiedere scusa in Aula durante l’Assemblea capitolina.Un mese dopo però ci ricasca. A margine della cerimonia per ricordare il bombardamento del quartiere di San Lorenzo, Marino si rivolge a una donna che lo contesta: «Signora, provi a far funzionare quei due neuroni che ha». Passano due giorni e ancora una volta il sindaco deve scusarsi: «Non avrei dovuto perdere la calma». Per rilassarsi, pensa bene di andarsene in vacanza ai Caraibi e negli Usa. Ma, come i romani ripetono ormai di frequente, «quando Marino lascia Roma, nella Capitale succede sempre qualcosa». Stavolta è un funerale show, il 20 agosto scorso. Le esequie cioè di Vittorio Casamonica, capo dell’omonima famiglia spesso coinvolta in episodi di criminalità organizzata, con spargimento di petali di rosa da un elicottero nemmeno autorizzato. E pochi giorni dopo, soprattutto, il sindaco è ancora in vacanza quando il governo deve decidere le misure da adottare per lo scandalo giudiziario di 'Mafia Capitale'. Come previsto viene evitato lo scioglimento del Comune, ma Palazzo Chigi gli 'affianca' il prefetto Franco Gabrielli. In ultimo, poi, la cronaca di questi giorni. Il viaggio negli Usa, a Filadelfia, per seguire il Papa. Subito dopo però si scopre che il viaggio è legato a una conferenza all’università di Princeton e che il Comune ha speso diverse migliaia di euro. L’opposizione va all’attacco e Marino, pensando di fare un gesto 'eroico', pubblica tutte le spese sostenute con la carta di credito del Campidoglio. Spulciando tutte le voci però, emergono alcune cene 'sospette' con cronisti e appartenenti alla Comunità di Sant’Egidio, immediatamente smentite dai ristoratori e dalla Comunità stessa.
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