mercoledì 1 aprile 2015
I magistrati scavano nei rapporti con la politica. 
COMMENTA E CONDIVIDI
Potrebbe arrivare entro stasera il voto dell’Aula del Senato sul disegno di legge che inasprisce le pene per i reati di corruzione e falso in bilancio. Intanto, gli strascichi dell’inchiesta giudiziaria su una presunta corruzione negli appalti per la metanizzazione a Ischia continuano a scuotere la politica. «Abbiamo ufficialmente chiesto gli atti al procuratore della Repubblica di Napoli, per capire se ci siano appalti da commissariare », fa sapere il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione Raffaele Cantone, confermando quanto anticipato ieri da Avvenire. Fra domani e venerdì sono previsti gli interrogatori di garanzia degli 11 arrestati: fra loro il sindaco Giuseppe Ferrandino, primo dei non eletti alle Europee per il Pd, dimessosi ieri da primo cittadino. L’ex premier Massimo D’Alema, evocato in alcuni dialoghi fra indagati riportati negli atti dell’inchiesta in merito all’acquisto di libri e forniture di vino, potrebbe essere sentito dalla procura come persona informata sui fatti, in merito ai rapporti fra la cooperativa Cpl Concordia (colosso delle coop rosse nel settore energia e gas, con oltre 400 milioni di euro di fatturato e 1.800 lavoratori), la pubblica amministrazione e il mondo politico. «È scandaloso diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine – lamenta D’Alema –. Chi non è indiziato di reato non può essere perseguitato in questo modo. Difenderò la mia reputazione in ogni sede. Non sono ministro, non do appalti, sono un pensionato...».  A tenere in apprensione il mondo politico è un altro filone dell’inchiesta. «Dobbiamo pagarlo perché ci porta questo e chiudiamo questo... No venti ma anche duecento..», afferma in un dialogo intercettato Francesco Simone (funzionario di Cpl ora agli arresti) alludendo a una «quota associativa» da versare a una fondazione di cui non viene riportato il nome «per ragioni investigative». Nell’ordinanza del Gip Amelia Primavera si fa riferimento a finanziamenti «al mondo politicoistituzionale, ovvero a quelle fondazioni o associazioni che, in qualche modo, sono espressione di tale mondo». Per l’Ocse, la corruzione sulle opere pubbliche in Europa vale 40 miliardi di euro. E Cantone, suggerisce «di estendere alle grandi opere l’esperienza dei controlli eccezionali messi in atto sugli appalti dell’Expo» di Milano. A Milano, fra il 2011 e lo scorso 21 marzo, la prefettura di Milano ha vagliato 5.233 pratiche disponendo 79 interdittive per 54 società (solo il 2% come misura antimafia). Per Cantone, la nuova legge in discussione al Senato sarà utilissima, ma «non salvifica, mentre un codice degli appalti senza deroghe eviterebbe molti mali». Mentre il presidente del Senato, Pietro Grasso, tuona contro le «reti opache di relazioni fra mafiosi e criminali, politici, imprenditori, professionisti, funzionari pubblici». Ieri, l’Aula del Senato ha approvato le singole norme del ddl e oggi si appresta al voto conclusivo (il testo poi tornerà alla Camera). Fra le novità, la formulazione dell’articolo 4 che aumenta (da 10 a 15 anni, anziché gli attuali da 7a 12) la detenzione per chi fa parte di un’associazione di tipo mafioso, portandole a un massimo di 26 per i boss. Per i reati di corruzione, le pene vengono aumentate (in media di 2 anni) e il patteggiamento è condizionato alla restituzione «integrale» del profitto del reato. Ancora, si irrobustisce la fattispecie del reato di falso in bilancio, innalzando le pene massime (da 6 a 8 anni) per le società quotate e non quotate (da 2 a 5) e disponendo che i pm procedano d’ufficio (tranne nei casi di piccole società con bilanci ridotti). 
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: