venerdì 29 gennaio 2016
​Un ministro, Enrico Costa di Ncd, e sette nuovi sottosegretari: la squadra del premier passa da 56 a 64 persone.
Ecco chi sono i nuovi volti del governo
Renzi allarga il governo, spunta la Famiglia
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Nomi e volti alla mano, l’atteso rimpasto sposta il governo verso il centro. Un nuovo ministro alfaniano, Enrico Costa, che si prende Affari regionali e la delega alla Famiglia. E diversi sottosegretari Ncd come Dorina Bianchi, Federica Chiavaroli, Antonio Gentile (il suo è un ritorno), Simona Vicari. Nel complesso Renzi sposta 12 caselle e porta la squadra di governo da 56 a 64 membri. Nessuna sorpresa rispetto alle ipotesi dei giorni precedenti. In ordine di peso politico, la scelta più importante è, appunto, quella che porta Costa dalla posizione di numero 2 alla Giustizia al vertice del dicastero lasciato a gennaio 2015 da Maria Carmela Lanzetta, esponente della sinistra dem. Come impone la Costituzione, Costa giurerà oggi nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella. Per rimpiazzarlo al dicastero di via Arenula, Renzi mette a fianco del Guardasigilli Andrea Orlando due nuovi sottosegretari: la centrista Federica Chiavaroli e Gennaro Migliore, ex vendoliano da diversi mesi diventato renziano di ferro. Premiato anche Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica. Curiosa, la sua curva ascendente. Nominato sottosegretario all’Economia come espressione del partito di Monti, ha poi dovuto prendere per mano quel che restava del movimento politi- co fondato dall’ex presidente del Consiglio. Intervista dopo intervista, lavorando ai fianchi su web e tv e con proposte 'più renziane di Renzi' si è guadagnato visibilità e una promozione a viceministro del Tesoro e delle Finanze. E riesce a portare al governo anche il suo collega Antimo Cesaro, che sarà sottosegretario ai Beni culturali e al Turismo insieme alla centrista Dorina Bianchi (inizialmente il nome di Bianchi si era fatto come nuovo braccio destro del ministro Boschi ai Rapporti con il Parlamento).  La sinistra dem non ne esce benissimo. Da un lato perché l’unico a guadagnare una poltrona è Enzo Amendola, certo non ascrivibile alle correnti più aspramente antirenziane del Pd. Amendola va agli Esteri come sottosegretario, in continuità con il ruolo che già riveste in segreteria pd. La sua nomina porta a traino la promozione a viceministro della Farnesina di Mario Giro, esponente di Demos (gruppo parlamentare nato dopo la frammentazione di Scelta civica) nonché storico esponente della Comunità di Sant’Egidio. La minoranza potrebbe vantare come un successo anche il passaggio di Teresa Bellanova da numero tre al Lavoro a viceministro per lo Sviluppo economico (casella rimasta vuota da quando De Vincenti è diventato sottosegretario di Palazzo Chigi): in realtà a volere il passaggio di grado della combattiva ex dirigente Cgil è stato Renzi in persona, che prima l’ha apprezzata ai tavoli di crisi e poi ha voluto che tenesse uno dei principali interventi dell’ultima Leopolda (la new entry nel dicastero guidato da Federica Guidi ha portato allo spostamento di Simona Vicari, Ncd, dal sottosegretariato allo Sviluppo economico all’analoga posizione nel ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). La sinistra dem masticherà amaro anche per il ritorno al governo di un altro centrista, Antonio Gentile: il deputato calabrese già era stato numero tre a Infrastrutture e Trasporti all’inizio dell’era Renzi, ma si era dimesso nel febbraio 2014 per una storia di presunte pressioni su un quotidiano locale. Archiviata la vicenda giudiziaria, torna in sella allo Sviluppo economico. Ma forse la nomina che più sta a cuore a Renzi è quella che fa salire il fidato economista Tommaso Nannicini dalla posizione di consulente al rango di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con stanza vicino al premier e a De Vincenti.
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