lunedì 30 luglio 2012
​Lo rivela la polizia yemenita, che afferma di non essere in possesso di elementi che possano portare a individuare chi siano i responsabili del sequestro del militare. Telefonata del ministro Terzi.
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​Non c'è ancora alcuna rivendicazione da parte dei gruppi jihadisti vicini ad al-Qaeda, nè dalle milizie tribali attive nello Yemen per il rapimento del carabiniere italiano sequestrato ieri a Sanàa. Lo rivela la polizia yemenita, che afferma di non essere in possesso di elementi che possano portare a individuare chi siano i responsabili del sequestro del militare, 29 anni, rapito in una zona commerciale della capitale yemenita mentre era in abiti civili. Le mancate rivendicazioni avvalorano l'ipotesi che il friulano Alessandro S., caposcorta dell'ambasciatore a Sanàa, sia quindi nelle mani di una banda di criminali locali.Intanto il sito yemenita di informazioni Lahajnews ricostruisce le ore seguite al rapimento. Citando fonti della polizia locale, il sito riferisce che sarebbero passate circa due ore prima che gli addetti dell'ambasciata italiana a Sanàa denunciassero il sequestro del carabiniere e lanciassero l'allarme alle forze disicurezza locali. Lahajnews afferma che il nostro connazionale era uscito dalla sede dell'ambasciata italiana intorno alle 14 di ieri ora locale, le 15 in Italia, per recarsi in una zona commerciale della capitale yemenita. Dopo due ore, intorno alle 16 ora locale, le 17 in Italia, gli addetti dell'ambasciata hanno riscontrato che il carabiniere era irreperibile e hanno attivato i canali necessari per rintracciarlo.TELEFONATA DEL MINISTRO TERZIIl ministro degli Esteri Giulio Terzi ieri sera ha avuto una lunga conversazione telefonica con il collega yemenita Abu Bakr al Qirbi per essere aggiornato sulla vicenda del sequestro del carabiniere italiano rapito ieri.

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