venerdì 28 ottobre 2011
​Il Mississippi verso il «sì», può segnare un precedente storico. Già in altri otto Stati fra cui Florida, Montana e Ohio è iniziata la raccolta di firme necessaria a indire una consultazione analoga il prossimo anno. Catapultando il dibattito sulla campagna per la Casa Bianca.
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​La questione si riduce a una parola: “persona”. Se la Costituzione del Mississippi protegge i diritti della persona senza riserve, chi è compreso nella definizione? Gli elettori dello Stato del profondo Sud americano lo decideranno il prossimo 8 novembre, in un referendum che avrà profonde ripercussioni nel resto d’America.La domanda sulla scheda – che accompagnerà l’elezione del governatore statale – è semplice: la condizione di persona inizia al concepimento? Se vinceranno i «sì», come sembra succederà, il Mississippi avrà così messo a segno il più importante “colpo” contro l’aborto mai subito dalla legislazione americana dal 1973. Già in altri otto Stati fra cui Florida, Montana e Ohio è iniziata la raccolta di firme necessaria a indire un referendum analogo il prossimo anno. Una vittoria in Mississippi darebbe una spinta a tutti i gruppi “pro-life” impegnati in simili campagne e catapulterà il tema dell’aborto al centro delle elezioni presidenziali 2012.Per il movimento per la vita americano si tratta di una strategia alternativa a quella della graduale erosione del diritto all’aborto sancito dalla sentenza della Corte suprema Roe versus Wade nel 1973. I gruppi che sostengono le iniziative referendarie preferiscono infatti un attacco frontale, condotto Stato per Stato, alla lenta introduzione per vie legali di restrizioni all’aborto a livello federale, che hanno già portato alla proibizione, nel 2003, delle “nascite parziali”: gli aborti dopo la 16esima settimana effettuali tramite l’estrazione e la successiva “eliminazione del feto”.La tattica potrebbe portare a battaglie in tribunale. Una legge che consideri un ovulo fecondato una “persona” potrebbe infatti scontrarsi con i precedenti federali che stabiliscono che i diritti di un feto inizino quando è in grado di sopravvivere all’esterno dell’utero materno. Ma una simile sfida legale mossa nei mesi scorsi da Planned Parenthood, la più grande rete di cliniche abortiste negli Usa, è stata respinta dalla Corte suprema del Mississippi, che ha permesso al referendum di procedere. «La nostra proposta è legittima – spiega Les Riley, il fondatore del gruppo “Personhood Mississippi” che ha indetto il referendum – perché non altera la Costituzione statale. Si limita a definire una parola, persona, che la legge federale non definisce chiaramente».I promotori dell’iniziativa possono inoltre contare sull’appoggio del futuro governatore dello Stato. In Mississippi, uno Stato radicato nella fede cristiana, sia il candidato democratico Johnny Dupree che il repubblicano Phil Bryant, hanno già espresso infatti il loro favore al referendum. E stando ai sondaggi nello Stato, i «sì» possono contare su un appoggio popolare che attraversa le linee di partito.
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