giovedì 8 ottobre 2015
Il premier Erdogan minaccia Mosca di interrompere accordi commerciali e per il nucleare. E chiede a Stati Uniti e Germania di non ritirare i missili Patriot.
La posta di Ankara nella partita sulla Siria di Giorgio Ferrari
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La crisi siriana s'ingarbuglia ogni giorno di più. Il conflitto sta diventando una guerra di tutti contro tutti. L'intervento russo al fianco di Assad e dell'Iran ha provocato la dura reazione degli Stati Uniti e della Turchia, chiamando in ballo la Nato. Che oggi ha aperto a Bruxelles il vertice straordinario dei ministri della Difesa dei Paesei aderenti. "L'Alleanza atlantica è in grado ed è pronta a difendere tutti gli alleati, inclusa la Turchia" lo ha sostenuto il segretario generale, Jens Stoltenberg, con implicito riferimento alle violazioni dello spazio aereo turco da parte di caccia militari russi impegnati nei raid di bombardamento in Siria. "Stiamo affrontando molte sfide in differenti direzioni che innescano conflitti, instabilità e insicurezza", ha spiegato Stoltenberg. Per questo, stiamo procedendo "al più grande rafforzamento della nostra difesa collettiva dalla fine della Guerra fredda", ha aggiunto, osservando che l'Alleanza è "pronta a dispiegare le forze in Turchia se necessario". Le posizioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che in passato è stato più volte accusato di avere chiuso un occhio su traffici dell'Is, compresi i transiti degli europei che andavano a combattere per il Califfato, sono durissime. Ha minacciato la Russia di non comprare più il suo gas e di non cooperare più nella costruzione della prima centrale nucleare di Ankara se Mosca dovesse continuare a violare lo spazio aereo turco. Cosa che nello scorso fine settimana è acaduta due volte, mentre nei giorni scorsi jet di Ankara sono stati puntati più volte da missili siriani e caccia non identificati. La Turchia ha inoltre chiesto agli alleati della Nato di mantenere le loro batterie di missili antiaerei 'Patriot' collocate nei pressi del suo confine con la Siria e destinate a essere ritirate da Stati Uniti e Germania. Ritiro che era stato deciso perché, aveva spiegato a giugno il ministro della difesa di Berlino Ursula van der Leyen, "la minaccia contro la Turchia da parte di missili balistici siriani è minima", sottolineando anche che l'Is non ne possiede. Ankara sostiene però che adesso i rischi sono di nuovo elevati. Al momento solo la Spagna ha deciso di mantenere la propria batteria MIM-104C, dislocata vicino all'aeroporto di Adana, a 100 km dal confine turco-siriano.
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