mercoledì 1 aprile 2015
A due mesi dalle elezioni politiche, una serie di assalti rischia di gettare il paese nel caos. Dopo il "martedì nero", fallito attentato kamikaze alla sede della polizia e irruzione armata nella sede del partito di Erdogan. Ondata di arresti.
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Ma che cosa sta succedendo in Turchia? A due mesi dalle cruciali elezioni politiche del 7 giugno, sembra che una mano invisibile abbia schiacciato il pulsante "caos", scatenando un'improvvisa spirale di violenza. Una "strategia della tensione" che potrebbe condizionare il risultato elettorale. Secondo alcuni a vantaggio dell'uomo forte al potere, il presidente Recep Tayyip Erdogan. La sola certezza è che Erdogan punta a una maggioranza assoluta forte per istituire una super-presidenza, cambiando la costituzione. Una "dittatura islamica", traduce l'opposizione. Qualche esponente Akp ipotizza anche un "ritorno dell'impero ottomano". Ecco cosa è successo nella giornata di mercoledì.KAMIKAZE CONTRO SEDE POLIZIA A ISTANBUL. Due persone armate, di cui una donna kamikaze, hanno attaccato il quartier generale della polizia a Istanbul. I poliziotti hanno risposto al fuoco uccidendo l'aspirante attentatrice suicida: lo ha reso noto via Twitter la governatrice della città, Rengin Arslan. L'altro assalitore, che ha tentato la fuga, è stato ferito e arrestato. UOMO ARMATO NELLA SEDE DEL PARTITO AKP. A Istanbul, nel quartiere di Kartal, un uomo armato ha brevemente occupato una sede locale del partito islamico Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan. Dopo l'intervento delle forze speciali è stato arrestato. Non ci sono stati feriti. Dopo avere fatto irruzione, sembra armato nell'edificio, l'uomo aveva fatto uscire tutti i dipendenti presenti e aveva esposto ad una finestra una bandiera turca sulla quale era stata aggiunta una sorta di scimitarra. 32 ARRESTI.Mercoledì mattina la polizia turca ha arrestato a Antalya, Smirne e Eskisehir 32 persone sospettate di essere vicine al Dhkp-C.

Folla oceanica ai funerali del magistrato ucciso SCONTRI POLIZIA-MANIFESTANTI. Dopo l'assalto delle teste di cuoio al Palazzo di Giustizia, nella notte tra martedì e mercoledì ci sono stati incidenti fra la polizia e i manifestanti in due quartieri di Istanbul. Le forze di sicurezza hanno usato lacrimogeni per disperdere manifestanti di estrema sinistra nel quartiere di Okmeydani, dove il quattordicenne Berkin Elvan, figura simbolo del movimento di Gezi Park, venne colpito mortalmente da un candelotto lacrimogeno alla testa nel giugno 2013. Ci sono stati incidenti anche nel quartiere popolare di Gazi, dove è attivo il Dhkp-C. I due sequestratori del giudice Mehmet Selim Kiraz chiedevano "giustizia" per la vicenda Berkin. A due anni dai fatti il poliziotto responsabile della morte del ragazzo non è stato ancora incriminato. POLEMICHE DOPO IL BLITZ. L'esito drammatico dell'assalto delle forze di sicurezza, con le quali si è congratulato nella notte Erdogan, suscita polemiche. "Lo Stato non riesce a proteggere il suo pm" titola il quotidiano di sinistra Sozcu. Il procuratore Kiraz era responsabile delle indagini sull'uccisione di Berkin Elvan. Per Cumhuriyet, la tragica vicenda mette in luce che "la gente non si fida più della giustizia" e che "la repressione delle proteste e l'insabbiamento della giustizia spingono alcuni a decidere che la violenza è l'unica soluzione". A due mesi dalle elezioni politiche, avverte, si temono ora "scenari catastrofici". Yurt si chiede invece se il sanguinoso sequestro di Istanbul non sia "una provocazione" in vista del voto.

FALSO ALLARME BOMBA SU VOLO TURKISH: È IL TERZO. C'è stato anche un falso allarme bomba su un volo della Turkish Airlines decollato da Istanbul e diretto a Lisbona. Il velivolo è stato costretto a rientrare dopo la scoperta che era stato imbarcato un bagaglio che non risultava appartenere a nessuno dei passeggeri a bordo. I 170 passeggeri sono poi ripartiti a bordo un altro aeromobile mentre il contenuto del bagaglio sospetto è risultato innocuo. È la terza volta in una settimana che un volo della Turkish Airlines ha dovuto modificare la sua rotta. IL MARTEDI' NERO. "Nel martedì nero" turco è successo di tutto. A Palazzo di Giustizia a Istanbul, uno degli edifici meglio protetti del paese, due brigatisti del Dhkp-C hanno sequestrato un giudice chiedendo "giustizia" per un ragazzo ucciso dalla polizia durante le proteste di Gezi Park. È finita in un bagno di sangue. Nell'assalto delle teste di cuoio magistrato e sequestratori sono morti crivellati di colpi. Nello stesso giorno un misterioso mega black-out elettrico ha paralizzato il paese. Il premier Amet Davutoglu non ha escluso un attacco terroristico, il ministro dell'Energia un "cyber-attacco". Finora senza alcuna prova. Intanto con una storica sentenza sono stati assolti 236 generali e alti ufficiali condannati nel 2013 a pene pesanti, fino all'ergastolo, per un ipotetico golpe contro Erdogan. Un processo servito per piegare i vertici militari eredi di Mustafa Kemal Ataturk e consolidare il potere di Erdogan, che oggi però ha bisogno dei militari.
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