sabato 21 febbraio 2015
All’Eurogruppo arriva l’accordo "politico": il nuovo governo greco dovrà rispettare gli impegni presi con la troika e mantenere il bilancio in attivo. Il ruolo determinante di Mario Draghi.
EDITORIALE Malizie e obblighi di Giorgio Ferrari
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Alla fine all’Eurogruppo l’accordo è faticosamente arrivato. La Grecia ottiene un’estensione di quattro mesi dell’attuale prestito, ma con una capitolazione praticamente completa.La difficilissima quadra, insomma, si è trovata, preservando l’imperativo giuridico della Germania, ma anche di un po’ tutti gli altri partner di Atene nell’eurozona, di chiedere l’estensione del programma in corso (in scadenza il 28 febbraio) – e che fino a pochi giorni fa il governo di Alexis Tsipras aveva recisamente respinto come "fallito". Anche se il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble ha puntualizzato con forza che la Grecia «non riceverà ulteriori pagamenti fino a che il programma attuale non sarà concluso con successo». A dare il segnale di una volontà di accordo erano stati in mattinata il presidente francese François Hollande e soprattutto il cancelliere tedesco Angela Merkel, incontratisi a Parigi. «La Grecia – diceva il leader tedesco – è nell’eurozona e deve rimanerci. Deve essere fatto il possibile per assicurare la forte coesione dell’eurozona», pur sottolineando che la lettera di Atene richiedeva «miglioramenti sostanziali».Un ruolo cruciale, raccontano, l’ha avuto il presidente della, Bce Mario Draghi, che ha partecipato all’Eurogruppo, avvertendo che le banche greche erano ormai praticamente al collasso per l’ingente fuga di capitali, alimentate esclusivamente dalla liquidità di emergenza della Bce. Parole che hanno fatto da sfondo alla vorticosa serie di incontri che hanno visto protagonisti, sul fronte Ue, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici e il direttore generale del Fmi Christine Lagarde. I tre hanno parlato, in stanze separate, sia con il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e con il collega tedesco Wolfgang Schäuble. Più volte Dijsselbloem ha anche telefonato al premier greco Alexis Tsipras. Si tratta, ha spiegato Dijsselbloem a fine riunione, di «ritrovare la fiducia» e di «ricostruire un terreno comune».Alla fine i greci hanno ceduto a tutte le richieste dei tedeschi e dei vari numerosi altri paesi che chiedevano maggiori precisazione degli impegni. Anche se non è mancata un’ultima resistenza, per ragioni di politica interna, della Spagna e di Portogallo. Atene si è rassegnata a chiedere un’estensione del programma in atto (anche se si evita questa parola, tabù in Grecia e si fa riferimento tecnico al Master Financial Assistance Facility Agreement, il cuore del programma di aiuti), che però sarà di quattro e non di sei mesi come volevano i greci. In questo periodo si potrà negoziare un possibile nuovo programma con nuovi obiettivi. Varoufakis ha comunque tenuto a porre dei paletti: «Non abbiamo firmato nessun Memorandum d’intesa, è l’inizio di una fase senza questo». L’accordo, ha aggiunto, permetterà alla Grecia i ricostruire i suoi legami con i partner europei.Atene accetta inoltre la supervisione delle tre istituzioni prima note come troika (Bce, Commissione Europea e Fmi), e con la possibilità dell’esborso della tranche ancora restante (circa 7 miliardi di euro) legata a un completamento positivo della revisione da parte delle tre istituzioni e all’approvazione dell’eurogruppo – il che vuol dire accettare in toto le condizioni previste dal programma che Tsipras era stato eletto per eliminare – anche se, almeno, il testo dell’eurogruppo fa riferimento alla «flessibilità». Inoltre Atene promette «adeguati avanzi primari», anche se l’Eurogruppo promette che terrà in conto il ciclo economico (la Grecia ha ottenuto una riduzione rispetto al 3% del Pil nel 2015 e al 4,5% del 2016 inizialmente previsti). Atene rinuncia inoltre a qualsiasi richiesta di riduzione del debito greco, a disfare riforme già attuate e a misure unilaterali con impatto di bilancio non concordate con le tre istituzioni. La Grecia dovrà fornire entro lunedì la lista delle riforme che intende attuare, ma «basate sul presente accordo», lo stesso giorno le tre istituzioni dovranno dare la propria valutazione. Se tutto andrà bene martedì saranno attivate le procedure nazionali per l’estensione del prestito. «Un risultato molto positivo – ha detto Dijsselbloem – che ci consentirà di rimettere il lavoro sul binario giusto».
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