venerdì 11 marzo 2016
​In un rapporto choc le Nazioni Unite accusano il governo di avere legittimato gli stupri e le ruberie commessi dai militari. Decine di migliaia i morti, oltre 2 milioni gli sfollati. Documentati 1.300 casi di violenza sessuale.
Onu: in Sud Sudan crimini di guerra
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I militari dell'esercito di Juba e le milizie alleate hanno compiuto in modo sistematico stupri dall'inizio del conflitto nel dicembre del 2013, commettendo così crimini di guerra e contro l'umanità legittimati dal governo. È la denuncia delle Nazioni Unite, che puntano il dito contro le autorità del Sud Sudan accusandole di legittimare gli stupri commessi da chi combatte per loro per evitare così di pagare gli stipendi. "Crimini contro l'umanità e crimini di guerra sono continuati per tutto il 2015 e sono stati condotti principalmente da parte del governo", ha detto David Marshall, coordinatore di un team di valutazione dell'Onu inviato in Sud Sudan, in un'intervista al New York Times.Violenze per terrorizzare i civili. La violenza sessuale viene usata in modo sistematico per punire e terrorizzare i civili, denuncia l'Onu, riconoscendo che anche le forze dell'opposizione hanno commesso atrocità, ma a un livello inferiore. Nelle 102 pagine del rapporto stilato dalle Nazioni Unite si legge che 10.533 civili sono stati uccisi nel 2015, fino a novembre, la maggior parte in modo deliberato. Gli inviati Onu hanno poi documentato più di 1.300 casi di stupro tra aprile e settembre solo nello Stato dell'Unità e più di 50 casi da settembre a ottobre.Lo stupro come «arma da guerra». Quella in Sud Sudan "è una delle più orrende situazioni dei diritti umani nel mondo, con un uso diffuso dello stupro come strumento per terrorizzare e come arma di guerra", ha detto Zeid Ràad al-Hussein, Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite.Le tappe della guerra civile. Sono decine di migliaia le persone uccise e oltre due milioni gli sfollati a seguito della guerra civile esplosa in Sud Sudan nel dicembre del 2013, quando il presidente Salva Kiir ha accusato il suo ex vice Riek Machar di aver tentato un colpo di Stato. Il conflitto si è tramutato presto da politico a etnico, dato che Kiir appartiene alla tribù dei Dinka e Machar a quella dei Nuer. Ad agosto i due leader hanno concordato la formazione di un governo di transizione, che però non è ancora stato formato. Il conflitto in Sud Sudan si è intensificato lo scorso anno, soprattutto nello Stato dell'Unità, "dove il governo ha fatto pressione, con la sua leadership militare e con quella politica, per sfollare, uccidere, stuprare, rapire e saccheggiare larghe porzioni di popolazione civile", ha spiegato Marshall. Tra ottobre e gennaio l'Onu ha registrato un numero raccapricciante di civili, tra cui donne e bambini, impiccati agli alberi, bruciati vivi, uccisi e fatti a pezzi con il machete. Sotto attacco sono finiti chiese, moschee e ospedali.Crimini commessi dai soldati. La maggior parte dei crimini è stata commessa da militari dell'esercito di Juba, denuncia l'Onu. Le milizie affiliate all'esercito, composte per lo più da giovani, hanno invece stuprato e rapito donne e ragazze essenzialmente come forma di pagamento in base a un accordo che permetteva a loro di "fare tutto quello che potevano e prendersi tutto quello che potevano", denuncia la squadra di investigatori delle Nazioni Unite. In base a questo accordo, le milizie hanno anche sequestrato bestiame e altri beni.L'orrore delle schiave sessuali. Alcune donne hanno spiegato di essere state prese come "spose" dai soldati e tenute come schiave sessuali in baracche, dove venivano ripetutamente violentate. In alcuni casi gli assalitori hanno ucciso donne che resistevano alla violenza sessuale, o anche solo se li guardavano negli occhi o se mostravano di non essere in grado di sopportare i continui stupri di gruppo, ha scritto l'Onu.Episodio choc su una bimba di 6 anni. Testimoni denunciano di soldati che discutevano tra di loro perché uno voleva "prendere" una bambina di sei anni perché "bellissima". Alla fine i soldati hanno sparato alla bambina.

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