mercoledì 10 febbraio 2016
Colloquio tra i capi delle due diplomazie, Serghiei Lavrov e John Kerry. E l'opposizione siriana annuncia che sarà ai colloqui di pace a Ginevra.
Siria, Usa e Russia per un cessate il fuoco
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Mentre intorno ad Aleppo infuria ancora la battaglia i capi delle diplomazie di Russia e Usa, Serghiei Lavrov e John Kerry, discutendo al telefono del conflitto siriano "hanno espresso la stessa visione sulla necessità di cercare un rapido cessate il fuoco e assicurare l'accesso per motivi umanitari a tutte le aree abitate assediate". Lo ha reso noto il ministero degli Esteri russo. Inoltre, sempre secondo Mosca, le parti hanno confermato che la risoluzione Onu sui negoziati tra Damasco e l'opposizione siriana non prevede "condizioni preliminari o ultimatum". Intanto l'opposizione siriana fa sapere che parteciperà ai colloqui di pace a Ginevra in programma il 25 febbraio. Lo riferisce Al Arabiya News Channel. I continui bombardamenti delle città sotto il controllo dei ribelli sono tra i motivi addotti dall'opposizione siriana all'inizio di questo mese per non collaborare ai colloqui di pace, ma adesso hanno cambiato parere. L'opposizione ha però chiesto a Washington di fare pressione su Mosca per fermare gli attacchi aerei in Siria che hanno causato un elevato numero di vittime. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani più di 500 persone (inclusi 23 bambini), tra cui decine di civili, sono stati uccisi nella grande offensiva lanciata da Mosca a inizio febbraio nella provincia di Aleppo. Appello alla Turchia per i profughi in fuga Dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati è arrivato un appello pressante alla Turchia, perché accolga i profughi in fuga dalla regione di Aleppo, ammassati alle sue frontiere. "Chiediamo alla Turchia di aprire i confini a tutti i civili in fuga dalla Siria". Aprire le frontiere e consentire il passaggio delle decine di migliaia di siriani che scappano dai combattimenti ad Aleppo è l'appello rivolto ad Ankara dal portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), William Spindler. "La Turchia ha già accolto molte persone in pericolo e ferite. Tuttavia, a molte altre persone non viene permesso di oltrepassare il confine. Chiediamo alla Turchia di aprire i confini a tutti i civili in Siria in fuga dal pericolo che hanno bisogno di protezione internazionale", ha detto Spindler. Che poi ha anche sottolineato che l'Agenzia Onu comprende la preoccupazione delle autorità turche per "il possibile grande afflusso" di rifugiati nel Paese, che già ospita oltre 2,2 milioni di siriani. Ma la Turchia risponde all’Onu con durezza Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan punta il dito contro l'Onu dopo l'appello lanciato ieri ad Ankara perché riapra il confine con la Siria, permettendo così l'ingresso degli oltre 30mila rifugiati già fuggiti dai raid ad Aleppo. "Ci state chiedendo di aprire le frontiere, ma voi che cosa avete fatto finora?", ha attaccato Erdogan, sostenendo che l'Onu ha dato alla Turchia 455 milioni di dollari per i rifugiati, mentre Ankara ne ha speso 10 miliardi. Ankara si rivolge alla Nato La Turchia ha anche sollevato in occasione della riunione dei ministri della Difesa dell'Alleanza atlantica, la richiesta di un intervento Nato nel Mediterraneo per sostenere Ankara nella gestione dell'emergenza profughi dalla Siria. Non solo Aleppo Oltre un milione di siriani vive sotto assedio dopo quasi cinque anni di guerra civile che dilania il Paese. È quanto sostiene il gruppo olandese Pax che, insieme al Syria Institute, ha diffuso un rapporto sulla situazione umanitaria in Siria. "I nuovi dati raccolti da Siege Watch mostrano che ci sono ben oltre un milione di siriani sotto assedio a Damasco, nella zona rurale di Damasco e nei governatorati di Homs, Deir Ezzor e Idlib". "L'anno scorso ci sono stati pochi miglioramenti per i residenti sotto assedio dai militari siriani e milizie affiliate", si legge nel rapporto. Inoltre "i raid aerei russi e l'inizio di un altro inverno hanno esacerbato la crisi umanitaria, rendendo la necessità di una soluzione più essenziale che mai". Colpito un ospedale di Medici senza frontiere Medici senza frontiere (Msf) ha denunciato oggi che un raid aereo ha bombardato un proprio ospedale nel sud della Siria con un bilancio di almeno tre morti e sei feriti. Lo riferisce la stessa associazione nel suo sito precisando che il raid aereo, di non meglio precisati jet, ha colpito nella notte del 5 febbraio scorso l'ospedale di Tafas a circa 12 km dal confine giordano e che tra le vittime c'è anche un infermiere. "Il raid ha anche danneggiato l'edificio che ospita l'ospedale e ha mandato in tilt le ambulanze".
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