martedì 28 maggio 2013
Da agosto Gran Bretagna e Francia potrebbero decidere di armare gli insorti. Dopo un faticoso negoziato notturno è fallito il tentativo di trovare un accordo pieno. L'opposizione siriana: apertura «non sufficiente». Mosca: «danno» ai negoziati. Bonino: deciderà il governo, propongo il "no" all'invio di armi.
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A partire da agosto Francia e Gran Bretagna potrebbero fornire armi ai ribelli siriani che combattono contro il presidente Bashar al-Assad. Dopo quasi 13 ore di faticoso negoziato a Bruxelles, si è concluso in nottata con un "nulla di fatto" il tentativo dell'Unione europea di rinnovare il pacchetto di sanzioni condivise. Lasciata dunque ai singoli paesi la questione dell'invio di armi, iI ministri degli Esteri europei hanno invece trovato l'accordo sulle altre sanzioni, in particolare il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare per Assad e i dirigenti siriani, oltre a restrizioni sul commercio, sui progetti infrastrutturali e sui trasporti.Sul mancato accordo pieno fra i Ventisette ha pesato, da un lato, l'atteggiamento di Londra che voleva sic et simpliciter la fine dell'embargo sulle armi e, dall'altro quello ultra-prudente di un gruppo di cinque Paesi capeggiati dall'Austria (con Svezia, Repubblica Ceca, Finlandia e Romania) secondo i quali "l'Europa è una comunità di pace".  Un contrasto che neppure l'ipotesi della cosiddetta "opzione 3" - che prevedeva il rinnovo delle sanzioni per un anno con la revisione dell'embargo sulle armi e la possibilità di fornire materiale bellico agli oppositori con una serie di condizioni - è riuscita a risolvere. Una conferma del fatto che l'Europa - come ha avvertito Emma Bonino - rischia di essere una "vittima in più" del conflitto siriano. Quanto poi all'eventualità di un invio di armi da parte dell'Italia "si tratta di una competenza del governo - ha precisato la responsabile della Farnesina -, io riferirò al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa, la mia proposta è per il no".La Gran Bretagna "interventista" esulta, ma per bocca del ministro degli Esteri William Hague conferma di non avere piani "nell'immediato", ossia fino a quando - ad agosto - non sarà chiaro l'esito dello sforzo di Stati Uniti e Russia per una nuova conferenza di pace.E proprio per mettere a punto Ginevra 2 si sono incontrati a Parigi il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Anche se la decisione della Ue sull'embargo - ha accusato il vice ministro degli Esteri russo Andrei Riabkov - è "un danno diretto alla prospettiva di organizzare la conferenza internazionale".Quella della 'Ue è una scelta "non è sufficiente" e "arrivata troppo tardi". Lo dice il portavoce dell'Esercito libero siriano invitando l'Unione "rendere effettiva la sua decisione di togliere l'embargo" e non farlo "solo a parole". Ma a Istanbul dopo 5 giorni di trattative l'opposizione siriana non ha trovato un accordo su chi dovrà sedersi al tavolo della conferenza di pace. "Notizie non buone", ha sottolineato Emma Bonino, poiché i contrasti nella coalizione anti-Assad alimentano i dubbi sulla possibilità di avere garanzie sui destinatari finali delle armi.Dalla Siria arrivano ancora notizie di furiosi combattimenti sia a Damasco sia nella città di confine di Qusayr, vicino al Libano, dove una giornalista della tv siriana Ikhbariya è stata uccisa da cecchini. Un'autobomba ha fatto altri sei morti nella capitale. E sale l'allarme per le armi chimiche. Le Monde pubblica un reportage che ne dimostrerebbe l'uso, mentre il capo della diplomazia francese Laurent Fabius conferma che "sono sempre più forti i sospetti di un utilizzo localizzato" di gas. Notizie che scuotono l'Ue, senza compattarla.
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