sabato 4 agosto 2012
​Un pullman con 48 persone a bordo è stato fermato nei pressi di Damasco da «uomini armati». Le autorità stanno lavorando per la liberazione dei pellegrini che si erano recati a visitare un santuario sciita. E i soldati di Assad annunciano: «Abbiamo ripreso il controllo della capitale».
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Un pullman con 48 pellegrini iraniani a bordo è stato fermato nei pressi di Damasco da uomini armati e le persone che erano a bordo sono state rapite. Lo hanno riferito fonti citate dalla tv libanese al Mayadin, finanziata dall'Iran e vicina al movimento sciita libanese Hezbollah. La notizia è stata successivamente confermata dall'agenzia ufficiale siriana "Sana". L'agenzia afferma che le autorità stanno lavorando alla liberazione dei pellegrini, precisando che il gruppo di iraniani aveva concluso la visita al santuario sciita di Sayyida Zaynab, alla periferia sud-orientale di Damasco e si stava dirigendo in aereoporto. L'Iran è da oltre trent'anni un alleato strategico del regime siriano. Dopo il rapimento lo scorso maggio di 11pellegrini libanesi a nord di Aleppo, le autorità religiose sciite hanno vietato ai fedeli di raggiungere via terra i luoghi di pellegrinaggio in Siria. Il quartiere di Sayyida Zaynab è da mesi teatro di scontri tra ribelli siriani anti-regime e forze governative. Prosegue intanto la marcia dei soldati fedeli a Bashar al-Assad. Il generale che guida le operazioni militari nella capitale ha affermato che l'esercito siriano controlla ormai tutta la città di Damasco dopo aver ripreso ai ribelli il quartiere di Tamadun. "Abbiamo ripulito tutti i quartieri di Damasco, da Midane a Mazzé, Qadam, Hajar al Aswad e Tamadun", ha detto l'alto ufficiale. Da parte loro gli attivisti dei Comitati di coordinamento locali hanno confermato la ripresa da parte dell'esercito siriano solo del quartiere di Tamadun.Nella sempre più sanguinosa battaglia di Aleppo, in corso ormai da quindici giorni, è tornato oggi a intervenire un elicottero da combattimento delle forze lealiste, che ha preso a mitragliare senza soluzione di continuità il sobborgo occidentale di Salaheddin, una delle zone ancora tenute dagli insorti: lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti in città, secondo cui "ogni minuto si sentono due esplosioni", mentre il velivolo cerca di sfondare la linea del fronte, appoggiato dal fuoco dei mezzi corazzati, i cui proietti hanno centrato un edificio in pieno. Per adesso i ribelli starebbero comunque riuscendo a schivare i colpi, grazie alla fitta rete di vicoli dove possono nascondersi.Bambini, vittime innocenti. "Gli occhi del mondo sono focalizzati sulle crescenti violenze in Siria, non dobbiamo dimenticare il fatto che i bambini non sono responsabili di questa tragedia e che stanno pagando un prezzo molto alto". È quanto sottolinea - in una nota - il Direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake, precisando che "la priorità più urgente è quella di proteggere i bambini e le loro famiglie".L'Unicef "sta lavorando con i propri partner per fornire assistenza urgente a centinaia di migliaia di bambini efamiglie che hanno abbandonato le loro case per sfuggire ai combattimenti". A luglio, nonostante il peggioramento delle condizioni di sicurezza e un limitato accesso a molte aree, sono state raggiunte circa 94.000 persone, di cui il 90% bambini e adolescenti. Il deterioramento della situazione sta spingendo sempre più civili a fuggire dalla Siria per raggiungere i paesi vicini, ricorda poi la nota spiegando che "ad oggi, più di 130mila rifugiati siriani (metà dei quali bambini e adolescenti) sono stati registrati in Giordania, Libano, Turchia e Iraq".Diplomazia, spunta il nome di De Mistura. Ci sarebbe anche il sottosegretario agli Esteri italiano Staffan de Mistura tra i candidati alla successione di Kofi Annan come inviato speciale dell'Onu e della Lega Araba per la Siria. Lo sostiene il quotidiano libanese 'as-Safir', che cita "fonti diplomatiche occidentali". Secondo il quotidiano vicino agli sciiti di Hezbollah, la rosa dei candidati comprende anche l'ex ministro spagnolo degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, la svizzera Carla del Ponte, già procuratore del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, e l'ex presidente finlandese e Premio Nobel per pace Martti Ahtisaari.
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