mercoledì 1 ottobre 2014
​Doppio attentato kamikaze a Homs: almeno 40 piccoli tra le decine di vittime. La Turchia «pronta» a partecipare ai raid contro l'Isis.
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Due attentati kamikaze, messi a segno con un'autobomba, hanno colpito mercoledì un quartiere a maggioranza alawita della città di Homs, nel centro della Siria, causando decine di morti e feriti, tra cui almeno 41 bambini, secondo le ultime drammatiche informazioni fornite dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. I piccoli avevano tra i 6 e i 9 anni di età, ha aggiunto il governatore di Homs, Talal al-Barazi.Secondo quanto reso noto dal governatore provinciale, Talal al Barazi, un kamikaze a bordo di un'auto si è fatto saltare in aria all'uscita degli studenti dal collegio Akrima Majzumi. "Bambini erano tra le vittime delle esplosioni", ha confermato Rami Abdel Rahman, direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Il colpo è caduto a pochi metri dall'edificio causando l'esplosione delle finestre. L'altro attentato sarebbe avvenuto nei pressi di un ospedale. Il quartiere Akroumarti è a maggioranza alawita, la comunità sciita di appartenenza del presidente siriano Bashar al Assad. La Turchia «pronta» ai raid. Il governo turco ha chiesto formalmente al Parlamento l'autorizzazione allo sconfinamento delle truppe in Siria e Iraq per azioni militari contro l'Isis e per permettere, con lo stesso obiettivo, la presenza di militari di Paesi alleati nelle basi turche. La richiesta, inviata nella notte alla presidenza del Parlamento, sollecita il via libera per "inviare forze armate turche in Paesi stranieri" e "permettere la presenza in Turchia di truppe straniere". Ankara giustifica questa richiesta con la necessità di "prendere ogni tipo di misura, nell'ambito del diritto internazionale, contro la minaccia terrorista alla sicurezza nazionale della Turchia e conseguentemente i rischi di sicurezza". Il documento fa riferimento esplicito all'eliminazione di "possibili attacchi di organizzazioni terroriste dalla Siria e dall'Iraq" e anche ai rischi derivanti da una "migrazione di massa" di rifugiati in fuga dalle violenze nei Paesi vicini."La lotta contro lo Stato islamico e altri terroristi e la destituzione del governo di Bashar restano la priorità della politica turca nella regione": così il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, citato dai media turchi. "La Turchia non può rimanere in silenzio di fronte alla seria crisi nella regione".
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