lunedì 8 febbraio 2016
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Nonostante le promesse di Ankara le frontiere restano chiuse alle migliaia di profughi siriani in fuga dalla zona di Aleppo dove si combatte senza quartiere. Una marea umana, almeno 30mila persone, continua a premere ai confini meridionali della Turchia, tra loro anche tanti bambini. Il governo di Erdogan cerca di stemperare le critiche, giunte da più parti, in primis dall'Unione europea, e motiva le sue scelte affermando di essere arrivata al limite massimo di accoglienza dei profughi, ma che non li abbandonerà al proprio destino. È probabile che la Turchia intenda premere sulla Ue per ottenere quanto prima gli aiuti già promessi per i rifugiati. In dichiarazioni alla Cnn turca il vicepremier Numan Kurtulmus ha affermato che il suo Paese - che attualmente ospita 3 milioni di rifugiati - continuerà a fare entrare i profughi al suo interno, precisando che nei giorni scorsi ne aveva già accolti almeno 15mila, mentre quelli ancora in attesa di varcare la frontiera sono all'incirca 30mila. Le critiche alle autorità di Ankara sono giunte dopo la diffusione nei giorni scorsi di alcuni video che hanno mostrato l'afflusso dei migliaia di disperati siriani in fuga dalla guerra. Immagini drammatiche. Solo ieri Suleyman Tapsiz, governatore della provincia turca di Kilis, aveva affermato che Ankara ha saputo prendersi cura di loro all'interno del territorio siriano ma si è anche preparata per permettere ad altri di entrare in Turchia in caso di "crisi straordinaria". E al contempo il partito turco di governo, Akp, ha presentato la candidatura della città di Kilis al premio Nobel per la pace. Kilis, 129mila abitanti

Papa Francesco all'Angelus Da Piazza San Pietro all'Angelus il Papa ha lanciato un appello per "la amata Siria" chiedendo "alla Comunità internazionale" di "non risparmiare alcuno sforzo per portare con urgenza al tavolo del negoziato le parti in causa. Solo una soluzione politica del conflitto - ha proseguito Francesco - sarà capace di garantire un futuro di riconciliazione e di pace a quel caro e martoriato Paese, per il quale vi invito a pregare molto". I combattimenti sul terreno Intanto sul terreno siriano le forze filo-governative continuano la loro offensiva nella provincia di Aleppo settentrionale, operazioni militari che hanno causato il drammatico esodo di massa verso il confine turco. Attivisti dell'opposizione hanno affermato che le truppe di terra di Damasco, sostenute dai raid aerei russi, sono impegnate in intensi combattimenti con i ribelli intorno al villaggio di Ratyan e nelle zone circostanti a nord di Aleppo. Alcuni missili lanciati dai ribelli jihadisti si sono abbattuti sui quartieri cristiani, come testimonia, tral'altro, la lettera di padre Hibrahim al Giornale del popolo, quotidiano di Lugano.I Paesi del Golfo E dopo l'Arabia Saudita anche gli Emirati Arabi Uniti starebbero pensando alla possibilità di inviare un contingente in Siria nel quadro degli sforzi internazionali di contrasto ai jihadisti dello Stato islamico. Ma questo rischia di complicare ulteriormente il quadro, perché dai Paesi arabi del Golfo in questi anni sono arrivati finanziamenti alle varie formazioni jihadiste presenti dell'area, compresa al Nusra, affiliata ad al Kaeda.

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