sabato 12 novembre 2011
La chiesa che nel 787 ospitò il secondo Concilio di Nicea, diventata moschea nel 1331 e chiusa nel 1920 da Ataturk, è stata riaperta al culto islamico. Inascoltate le richieste di mantenerla nello status di museo.
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La chiesa di Santa Sofia a Iznik, in Turchia, che nel 787 ospitò il secondo concilio di Nicea (settimo concilio ecumenico riconosciuto da cattolici e ortodossi) è diventata una moschea. O - a sentire l'"Orhan Gazi Foundation" (l'istituto al quale le autorità turche hanno affidato la proprietà dell'edificio e che prende il nome dal sultano ottomano Orhan I che nel 1331 conquistò Nicea, l'odierna Iznik) - è tornata a essere una moschea.Della vicenda parla l'Osservatore Romano, che ricorda che fu proprio Orhan Gazi a trasformare Hagia Sophia in una moschea. Ma prima del 1331 era stata una chiesa, fatta costruire nel VI secolo dall'imperatore Giustiniano sul modello dell'omonima basilica di Costantinopoli (Istanbul). "Sta di fatto - scrive il quotidiano della Santa Sede - che il 2 novembre scorso, per la prima volta dal 1920 (anno in cui Santa Sofia venne semidistrutta durante la guerra d'indipendenza), il muezzin ha chiamato alla preghiera e lo ha fatto dal minareto costruito, successivamente, accanto alla chiesa". La riaapertura al culto musulmano è avvenuta giorni fa - dopo un lungo lavoro di restauro - in occasione delle celebrazioni per il Kurban Bayram (come viene chiamata la festa del sacrificio in Turchia)."All'interno, gli affreschi che rappresentano la Madre di Dio e gli apostoli sono stati lasciati - sottolinea ancoral'Osservatore Romano -. Ma le richieste di farne un museo sono rimaste inascoltate".
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