lunedì 4 aprile 2016
​Sant'Egidio fa bilancio del suo progetto per la protezione dei rifugiati nel giorno in cui partono i trasferimenti dei profughi in Turchia dopo l'accordo del 20 marzo tra l'Ue e Ankara. I primi 202 profughi sono stati riportati dalla Grecia in Turchia.
Corridoi umanitari, altri 150 siriani in Italia
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Corridoi umanitari: una scelta possibilePer una piena integrazione delle persone l'accoglienza deve passare non dai centri ma dalle parrocchie e dalle comunità. Lo ha ribadito la Comunità di Sant'Egidio che ha rilanciato e offerto un primo bilancio del progetto «Corridoi umanitari», che ha sostenuto e finanziato autonomamente assieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane e alle Chiese Valdesi e Metodiste. Dopo i primi 97 profughi portati in Italia attraverso i corridoi umanitari, altri 150 siriani sono pronti ad arrivare nel nostro Paese entro la fine aprile con un volo di linea, provenienti da un campo profughi in Libano. Lo ha spiegato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, sottolineando che l'articolo 25 del Regolamento dei visti dell'Unione Europea è stato il grimaldello per aprire una via legale a chi cerca protezione umanitaria in Europa. In questo senso, l'iniziativa ecumenica, che ha ricevuto anche il plauso di Papa Francesco, rapppresenta un modello replicabile anche da altri Stati europei e proprio per questo è necessario che «l'Europa ascolti la società civile»: «stiamo salvando persone in condizioni di vulnerabilità: donne soprattutto con bambini, anziani e disabili». L'accordo su Ue e Turchia e il piano contestato sui profughi All'alba sono iniziati primi trasferimenti previsti nell'ambito dell'accordo tra Ue e Turchia per limitare gli arrivi di migranti in Europa: 202 persone, sono state fatte imbarcare dalle isole greche di Lesbo e Kios per essere riportate in Turchia, sono partite all’alba su due traghetti diretti a Dikili, sulla costa turca. Le autorità greche hanno fatto sapere che sulla barca da Lesbo c'eranosoprattutto pachistani (124) con bengalesi (2), srilankesi (4), indiani (2),un iraqueno e due siriani, quest'ultimi avevano richiesto di partire. Sull'imbarcazione da Chios 42 erano afghani, 10 iraniani, 6 pachistani, 1 indiano, 1 somalo, 5 congolesi e 1 ivoriano. Simultaneamente i primi profughi che hanno ricevuto il diritto alla protezione internazionale sono stati trasferiti in Germania e Finlandia.

(Foto Twitter)
I punti controversi dell'accordo tra Ue e TurchiaL'applicazione pratica dell'accordo tra Ue e Turchia non è ancora chiara: uno dei punti oscuri riguarda il futuro dei migranti che in questo momento sono bloccati a Idomeni.

Dove sono in corso anche proteste e blocchi di alcune delle principali strade di scorrimento da parte dei profughi.

Restano dubbi anche sulla quota di 72mila siriani che verrebbero accolti nel cosiddetto scambio «uno per uno» dall'Unione Europea. Si tratta di un numero basso rispetto a quelli ai flussi migratori degli ultimi mesi. Oltre al fatto che moltissime organizzazioni internazionali hanno sottolineato come questi trasferimenti assomiglino a respingimenti in quanto rappresentano una violazione del diritto europeo alla protezione internazionale e della Convenzione di Ginevra sulla protezione dei rifugiati. «Credo che la soluzione che l'Europa ha trovato sui migranti con l'accordo con la Turchia difficilmente funzionerà sul piano pratico e ha già creato una macchia sulla reputazione dell'Unione europea come Continente dei diritti umani» ha aggiunto la presidente della Camera Laura Boldrini, intervenendo a Isoradio.Qualche decina di attivisti a Chios ha protestato scandendo la parola"libertà", sotto striscioni dove si leggeva "fermate l'accordosporco", "stop deportazioni" "svegliati Europa".

(Foto Twitter)L'appello del Centro Astalli per i visti umanitari«Assistiamo al primo atto di una messa in scena gravissima ai danni dei migranti. Il traffico di esseri umani non si combatte colpendo le vittime - ha commentato padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli -. Si tratta di violazioni inaccettabili ai danni di persone che vengono respinte perchè colpevoli di aver tentato di giungere in Europa». Secondo Ripamonti, anzichè respingimenti di massa, servirebbe l'apertura di canali umanitari. «L'Unione Europea continua a non rispondere alla domanda principale: come è possibile oggi arrivare a chiedere asilo in Europa senza affidarsi ai trafficanti? - aggiunge -. Al momento non ci sono alternative legali. Ci pare ampiamente dimostrato che innalzare muri non basta e soprattutto non serve. Oggi si calpestano 60 anni di lavoro sui diritti umani». Il Centro Astalli chiede ancora una volta l'attivazione immediata di visti umanitari per chi scappa da guerre e persecuzioni e ribadisce l'urgenza di creare vie alternative al traffico di esseri umani nel rispetto dei diritti dei migranti: «Rimane fondamentale che la gestione dei rifugiati sia fatta al livello europeo in maniera unitaria e organizzata, mettendo da parte egoismi e interessi nazionali».  
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