giovedì 21 agosto 2014
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La visita di solidarietà dei Patriarchi orientali cattolici e ortodossi a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, è andata oltre il suo contesto pastorale e di protocollo, e ha posto, dopo l'incontro con il presidente Massoud Barzani, la questione della legittimità dell'uso della forza per respingere l'aggressione degli jihadisti dello Stato islamico e riportare i cristiani a Mosul e nei villaggi della piana di Ninive, dai quali sono stati cacciati. Lo riferisce AsiaNews. "Noi lanciamo un grido d'allarme - spiega il Patriarca Youssef II Younane, dei siro-cattolici, come riportato da AsiaNews -. Non c'è nemmeno un secondo da perdere. È in gioco la nostra sopravvivenza in Mesopotamia. Le nazioni libere che aderiscono alla Carta dei diritti dell'uomo devono avere il coraggio di essere fedeli ai loro principi. Noi chiediamo un intervento internazionale in nostra difesa, e non certo per conquistare alcunché. Noi abbiamo il diritto di difenderci e noi chiediamo di essere difesi. La comunità internazionale lo ha ben fatto in precedenza in Kossovo, malgrado l'opposizione, all'epoca, della Russia. Per questo noi domandiamo, assieme a Papa Francesco, di fare in modo che vengano rispettati i nostri diritti per un intervento militare di natura difensiva, per fronteggiare i gruppi jihadisti che ci minacciano".
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