lunedì 12 gennaio 2015
​Corteo oceanico a Parigi aperto da una cinquantina di leader mondiale per dire no alla violenza e al terrore. Manifestazioni in numerose altre città, da New York a Tokyo, da Roma a Caracas. Hollande ha visitato la Grande Sinagoga e la famiglia del poliziotto musulmano ucciso dal commando.
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La Francia non ha paura: è questa la risposta arrivata domenica dal corteo di Parigi, aperto da Francois Hollande e da una cinquantina di leader mondiali che si tenevano a braccetto, e dalle manifestazioni nel resto del Paese. A 48 ore dall'epilogo dell'offensiva jihadista che ha fatto 17 morti, c'è stata la più grande mobilitazione nella storia della Francia con 3,7 milioni di persone in piazza, come ha riferito il ministro dell'Interno.
L'impressione è che i numeri fossero ancora più alti, almeno due milioni soltanto nella capitale, più di quanti salutarono le truppe alleate alla fine della Seconda guerra mondiale. E poi 300.000 a Lione, 110.000 a Grenoble, 50.000 a Nancy, 45.000 a Metz e Strasburgo.La lunga giornata del "non" composto ma fermo alla violenza e alterrorismo si è conclusa poco dopo le 21, quando le righe si sono rotte senza alcun incidente. Se l'epicentro è stato il corteo parigino da Place de la Republique a Place de la Nation, lo slogan "Je suis Charlie", dal nome del settimanale teatro della strage di mercoledì scorso, è riecheggiato anche in piccoli e grandi cortei a Londra, Berlino, Roma, Madrid, Venezia, Bruxelles, Stoccolma, Atene, Beirut, Gerusalemme, Ramallah, Gaza, Montreal, Buenos Aires, Caracas, Sydney, Tokyo e New York. L'immagine simbolo della mobilitazione contro le matite spezzate di Charlie resteranno però quelle prime file di leader mondiali che aprivano il corteo parigino a braccetto, compatti al di là di ogni differenza: Hollande e il predecessore Nicolas Sarkozy, il palestinese Abu Mazen e l'israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente ucraino, Petro Poroshenko e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, il re Abdallah II di Giordania con la regina Rania e il premier turco, Ahmet Davutoglu, Angela Merkel e MatteoRenzi, David Cameron e Mariano Rajoy. Mancava solo il Marocco perchè, come ha fatto sapere, al corteo sarebbero state "esposte le vignette di Charlie Hebdo e le caricature del Profeta", ritenute "blasfeme". E manca  Marine Le Pen, che si è sentita "esclusa" dalla marcia di Parigi ed è stata acclamata da un migliaio di persone a Beaucaire, nel sud, vicino a Montpellier.A garantire la sicurezza 2mila poliziotti e 1.350 militari, i cecchini sui tetti, 24 unità della riserva nazionale, 20 squadre della brigata anti-crimine della polizia di Parigi, oltre a 150 agenti in borghese "incaricati della protezione delle alte personalità e della sicurezza generale".Dopo la marcia Hollande si è recato nel comune di Livry Gargan per incontrare la famiglia di Ahmed Merabet, il poliziotto musulmano giustiziato senza pietà dai terroristi dopo aver tentato di fermare la strage al Charlie Hebdo. Alla madre e alla compagna di Ahmed, al fratello e le tre sorelle il titolare dell'Eliseo ha comunicato l'intenzione di conferire all'agente ucciso la Legion d'onore postuma.Il presidente francese ha poi raggiunto la Grande Sinagoga della Vittoria, rimasta chiusa nelle ore della paura,  per ricordare "tutte le vittime" degli attentati in Francia, fra cui i quattro ebrei uccisi nel supermercato kosher. È entrato insieme al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, accolti da un'ovazione. "Io non voglio sentire che la comunità ebraica ha paura, noi non abbiamo paura, noi non molliamo", ha aggiunto ipresidente del Concistorio centrale israelita, Joel Mergui.Nella sinagoga erano state accese 17 candele, tante quante le vittime dell'offensiva terroristica che ha sconvolto la Francia, e ci sono stati diversi momenti di commozione fra le centinaia di presenti.Netanyahu ha espresso apprezzamento per la "posizione molto ferma" e la "determinazione" della Francia "contro il nuovo antisemitismo e il terrorismo", nel corso del suo intervento alla Grande Sinagoga della Vittoria di Parigi per commemorare le vittime dell'offensiva terroristica dei giorni scorsi. Netanyahu ha anche ringraziato Lassana Bathily, il dipendente musulmano di un supermercato kosher parigino che ha salvato diversi ostaggi durante il sequestro di venerdì scorso. "Il nostro comune nemico è l'islam radicale, estremista, non l'islam normale", ha sottolineato Netanyahyu. Ma ha riaffermato ancora una volta che nella prima categoria rientrano anche i palestinesi di Hamas.
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