lunedì 11 marzo 2013
Alta tensione a Lahore, dopo il rogo di sabato in cui sono state bruciate 178 case di cristiani. Ieri la polizia ha sparato gas lacrimogeni e ha malmenato i manifestanti. Scuole cristiane chiuse. Mossa della Corte suprema pachistana: sarà lo stesso presidente a indagare sull'attacco di sabato. La prima udienza già oggi. Pagati i primi indennizzi alle vittime. Anche i vescovi a un sit-in pacifico domenica sera.
Capire adesso di Andrea Lavazza
COMMENTA E CONDIVIDI

Alta tensione sociale e religiosa a Lahore, dopo l’episodio di sabato scorso, quando 178 case di cristiani nella “Jospeh colony”, nel quartiere Badami Bagh, sono state date alle fiamme, per un caso di presunta blasfemia. Le comunità cristiane sono in subbuglio e ieri, in una spontanea e pacifica manifestazione di piazza a Lahore, a cui si sono uniti anche cittadini di altre religioni, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e ha malmenato i manifestanti, affermando che “il corteo non era autorizzato”. Fra i ragazzi e giovani cristiani presenti, riunitisi a Ferozepur Road, due hanno le gambe rotte e centinaia di manifestanti sono stati arrestati. “E’ una ulteriore violazione dei diritti umani di questa comunità”, spiegano all'agenzia Fides alcuni cattolici della Chiesa di San Francesco, situata proprio sulla Ferozepur Road, a Lahore. Anche l’edificio della chiesa è stato colpito e la croce sulla chiesa è stata danneggiata. La Chiesa di San Francesco è impegnata anche nell’attività educativa, con istituti scolastici che vanno dalla scuola materna fino alla scuola secondaria. Ma, a causa delle tensioni, le famiglie hanno deciso di non mandare i ragazzi a scuola oggi e nei prossimi giorni. “La polizia – nota una fonte di Fides – è andata ben oltre il suo compito di garantire l’ordine e intende far tacere le voci di chi chiede giustizia”. Ieri si è tenuta a Lahore, inoltre, una veglia di preghiera e un sit-in pacifico davanti alla sede della Associazione della Stampa. Fra i fedeli con candele accese, vi erano l’arcivescovo di Karachi, Joseph Coutts, presidente della Conferenza Episcopale, e il vescovo Sebastian Francis Shaw OFM, amministratore apostolico di Lahore, appena giunti da Rawalpindi, dove si era conclusa l’assemblea del vescovi pakistani. Mons. Shaw ha chiesto al governo di garantire la sicurezza ai cristiani e ha invitato i fedeli a “superare il clima di paura e di incertezza, a mantenere un clima di pace e a essere solidali con le vittime”. Fra i presenti, il ministro di stato per l’Amornia, il cristiano Akram Masih Gill, ha ricordato che “ i cristiani hanno giocato un ruolo fondamentale nella creazione del Pakistan” e ha chiesto al governo provinciale del Punjab e ai leader religiosi musulmani di “farsi avanti per garantire la pace e l'armonia tra le religioni”.Riunioni pacifiche di digiuno e preghiera, per condannare la violenza e chiedere rispetto dei diritti umani e pace, si sono tenute anche a Faisalabad, Karachi e Sargodha, dove erano presenti oltre mille donne cristiane.

Il presidente della Corte suprema pachistana Iftikhar Muhammad Chaudhry ha avocato a sè l'esame della causa riguardante l'attacco portato venerdì e sabato da almeno 3mila musulmani alla Joseph Colony di Lahore (Pakistan centrale), insediamento cristiano dove risiedeva un giovane presunto autore di blasfemia.Secondo una ricostruzione della vicenda offerta dalla polizia, tutto sarebbe cominciato per la lite degenerata fra due amici di lunga data ubriachi, uno musulmano e l'altro cristiano. Chaudry ha fissato già per oggi la prima udienza ed ordinato al capo della polizia della provincia del Punjab e all'Avvocato generale dello Stato di presentare i loro rapporti sulla vicenda.Da parte sua il chief minister (governatore) del Punjab, Hamza Shahzab, ha distribuito indennizzi di 500mila rupie (quasi quattromila euro) a una sessantina di vittime, promettendo l'immediato avvio dei lavori di ricostruzione e riparazione delle case danneggiate dalla violenza e dalle fiamme.Scuole chiuse per protesta​ I cristiani pakistani hanno chiuso le scuole missionarie in segno di protesta dopo l'incendio, sabato a Lahore, di oltre 100 abitazioni da parte di una folla inferocita per un presunto caso di blasfemia. Le scuole missionarie in Pakistan sono considerate di alto livello e molto frequentate anche dai figli delle famiglie musulmane facoltose.«Le scuole missionarie di Lahore resteranno chiuse oggi per il massacrop nella Joseph Colony», ha detto il vescovo Sebastian Shaw. A fargli eco Sadiq Daniel, vescovo della chiesa del Pakistan a Sindh, che ha annunciato che tutte le scuole missionarie nella provincia, comprese quelle a Karachi, oggi resteranno chiuse. Anche nel Punjab meridionale, dove molti cristiani vivono nella città di Multan e altri di agricoltura nei villaggi, il vescovo locale ha annunciato la chiusura delle scuole missionarie.

«Tutti gli istituti scolastici della comunità cristiana resteranno chiusi oggi per esprimere solidarietà alle persone colpite nella Joseph Colony» di Lahore, ha detto il vescovo Leo Rodrick Paul. La polizia ha riferito che a Multan sono state rafforzate le misure di sicurezza per proteggere i siti cristiani sensibili, tra cui chiese e scuole.La denuncia dell'OngL'attacco ai cristiani di Lahore fa parte di un complotto per sottrarre le loro proprietà immobiliari con la complicità del governo locale. Lo denuncia oggi la organizzazione non governativa Asian Human RightsCommission (Ahrc) che ha sede a Hong Kong e che si occupa di diritti delle minoranze religiose in Asia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: