giovedì 30 agosto 2012
Esito deludente per l'udienza a Islamabad per la scarcerazione della bambina accusata di blasfemia: un avvocato dell'accusa ha forzato il giudice, anche con velate minacce, a rinviare la decisione a sabato.
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Quando tutto lasciava pensare che al termine dell'udienza di oggi in un tribunale di Islamabad la bambina cristiana pachistana Rimsha Masih avrebbe riacquistato la libertà, uscendo dal carcere dove si trova dal 16 agosto con l'accusa di blasfemia, l'azione spregiudicata di un avvocato dell'accusa ha alterato materialmente il corso della giustizia, costringendo il giudice a rinviare tutto a sabato.Davanti a un uditorio formato per lo più da attivisti cristiani e per i diritti umani, Rao Abdur Raheem, legale della persona che ha firmato l'accusa di oltraggio del Corano nei confronti di Rimsha, ha preso la parola e con toni infuocati ha attaccato il rapporto medico sulla salute della bambina, definito "fazioso". L'avvocato, che non ha esitato ad accusare di parzialità anche il giudice Raja Jawad Abbas Gassan, ha sostenuto che "il rapporto è stato redatto senza le necessarie garanzie" perché "sostiene falsamente" che la bimba ha 14 anni e che mentalmente appare addirittura inferiore all'età reale"."Voglio evitare - ha detto con toni velatamente minacciosi - che questo caso si trasformi in un altro attraverso cui chiedere la riforma della Legge sulla blasfemia, perché questo scatenerebbe molti estremisti. Molti Mumtaz Qadris (i killer dell'ex governatore del Punjab Salman Taseer), ha concluso, sono pronti a sostenerli".A questo punto il magistrato, nonostante le proteste dei difensori di Rimsha che chiedevano l'esame dell'istanza di scarcerazione, ha dichiarato di voler controllare "i termini con cui è stato preparato il rapporto medico" ed ha aggiornato l'udienza a sabato.Di fronte a questo deludente risultato, i responsabili delle associazioni che lottano accanto alla minoranza cristiana pachistana non hanno risparmiato le loro critiche. "Non è stata una decisione giusta quella di aggiornare il caso", ha detto all'Ansa Faruk H.Saif, presidente della Fondazione World Vision in Progress. "Il giudice - ha proseguito - avrebbe dovuto respingere l'appello presentato dall'avvocato dell'accusa. Ed è una grande ingiustizia che una bambina innocente sia stata reclusa in una cella del carcere Adiala di Rawalpindi, riservato ai criminali".Decisa la reazione anche di Xavier P. William, presidente dell'organizzazione cristiana Life for All, che ha chiesto "un immediato emendamento della Legge sulla blasfemia. Quelli che la stanno sostenendo sono gli stessi che hanno responsabilità per la morte (dell'ex ministro per le Minoranze) Shahbaz Bhatti e di Taseer".
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