giovedì 27 marzo 2014
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Uno dei primi lavori del neolaureato Barack Obama, all’incirca alla metà degli anni Ottanta, è stato alle dipendenze dell’arcidiocesi di Chicago. Per meno di 10mila dollari all’anno, il futuro presidente degli Stati Uniti cercava di aiutare i residenti più bisognosi del malfamato South Side della metropoli, coinvolgendoli in un programma comunitario di sviluppo sponsorizzato dalla diocesi. È lì, in un ufficio al piano terra della parrocchia del Santo Rosario, che il 25enne, non cattolico, Obama ha assorbito gli insegnamenti di giustizia sociale della Chiesa che oggi, giorno del suo primo incontro a tu per tu con papa Francesco, spera facciano da terreno fertile a una fruttuosa collaborazione con il Pontefice. «Attendo con ansia la mia udienza con il Papa – spiega Obama in una email inviata tramite Caitlin Hayden, la portavoce del suo National security council – e non vedo l’ora di parlare con il Santo Padre delle più urgenti sfide globali, come la mancanza di mobilità economica e di opportunità». È la seconda volta che l’attuale capo della Casa Bianca viene ricevuto in udienza privata da un Pontefice della Chiesa cattolica. La prima volta fu nel 2009, quando Obama vide al Vaticano Benedetto XVI. L’incontro era stato presentato dalla Casa Bianca come foriero di una profonda collaborazione, ma questa negli anni successivi è stata complicata da alcuni punti di attrito sorti fra l’Amministrazione democratica e la Chiesa. In particolare, Obama si è scontrato ripetutamente con i vescovi statunitensi sulle imposizioni alle organizzazioni religiose, in materia di contraccezione e aborto, contenute nella sua riforma sanitaria, oltre che sul suo esplicito sostegno a una piena legalizzazione dei matrimoni gay negli Stati Uniti. L’elezione di Jorge Bergoglio alla cattedra di Pietro è stata vista dalla Casa Bianca come un’opportunità per accorciare le distanze con il mondo cattolico, proprio sulla base di quella che l’Amministrazione percepisce come una comune preoccupazione per la crescita dell’ingiustizia economica nel mondo. Il presidente ha espresso a più riprese la sua ammirazione per il messaggio di uguaglianza annunciato dal Papa, chiedendo esplicitamente ai suoi collaboratori di aggiungere citazioni di Francesco nei suoi discorsi. «Sembra vivere gli insegnamenti di Cristo – dice Obama – con incredibile umiltà, senso di empatia per gli ultimi, per i poveri. È una persona che prima di tutto pensa a come abbracciare le altre persone, non a come respingerle. A come trovare quello che c’è di buono in loro e non a condannarle. È una qualità che ammiro». Sono molti i temi che il capo della Casa Bianca spera di avere l’opportunità di affrontare con papa Bergoglio. Ma prima di tutto, dice, vuole «ringraziarlo per i suoi richiami alla pace e al rispetto della dignità umana». «Papa Francesco – spiega il presidente – ha catturato l’attenzione del mondo con il suo impegno personale verso i poveri e gli emarginati, con l’enfasi sul valore di tutte le persone e gli inviti ai leader dei governi e della società ad agire per portare nuova speranza e opportunità a chi ne ha più bisogno». Obama, conclude l’email, vuole offrire a Francesco il proprio supporto nel continuare questa missione e nell’unire la sua voce a quella «cruciale del Papa, per guardare insieme alle aree di conflitto, di persecuzione religiosa e di povertà nel mondo».  Il capo di Stato americano avrà modo di esplorare nel dettaglio le possibili aree di collaborazione a livello globale nel colloquio che avrà con il Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, al termine dell’udienza con il Pontefice, durante il quale spera di «discutere quello che il Vaticano sta facendo su una serie di temi nel contesto globale». È un momento importante per il presidente, riassume quindi il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, «per avere un’interazione personale con il Papa e per ascoltare direttamente i dettagli dell’ambizioso programma di lavoro che ha intrapreso durante il suo primo anno di Pontificato».
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