giovedì 7 marzo 2013
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La vicenda di Asia Bibi è diventata simbolo in Pakistan delle aberrazioni consentite dalla “legge antiblasfemia”, che rende i membri delle minoranze bersaglio degli integralisti religiosi o di chi sfrutta la propria fede musulmana per incriminare con un’accusa infamante e pericolosa un concittadino di fede diversa. Il governo pachistano ha nel suo caso e anche in quelli che si vanno moltiplicando seppure meno noti, cercato di non aggravare la tensione e insieme di favorire i gruppi impegnati nel dialogo nella difficoltà di intervenire al momento sul piano della riforma della legge e nel contrasto severo del radicalismo. Sponsorizzando anche momenti di dialogo. Come la Conferenza «Vivere insieme la diversità: dialogo inter-culturale e interreligioso», che il 20 febbraio ha raccolto una qualificata rappresentanza della società civile, della politica, dell’islam moderato e delle minoranze nella capitale Islamabad, in un momento particolare. Il Parlamento pachistano si avvia infatti verso lo scioglimento (alla fine di una legislatura quinquennale che è la prima arrivata a conclusione nella storia del paese) e il Pakistan dal 18 marzo inizierà il periodo di transizione verso le elezioni previste per maggio. Toccherà quindi alla futura leadership politica accogliere le proposte comuni emerse dalla Conferenza: la nascita di un Consiglio per il dialogo interreligioso aperto a esponenti di prestigio di tutte le fedi e la sostituzione, per quanto riguarda pachistani di fede cristiana, indù e di altre fedi del vocabolo «minoranza» con quella di «non musulmani» che garantirebbe maggior rispetto ed uguaglianza. Si chiede anche che insegnamenti su pace, tolleranza e riconciliazione, sulle credenze fondamentali delle varie religioni dovranno diventare parte dei curricula scolastici; misure adeguate per evitare l’abuso della legge antiblasfemia causato da interessi privati o dissidi sulla terra. Inoltre: maggiore copertura mediatica dei programmi di dialogo interreligioso; iniziative che affrontino alla radice le cause di terrorismo, violenza e intolleranza. E per finire l’impegno esplicito del governo a portare il messaggio di armonia interreligiosa alla popolazione e formare di conseguenza gruppi di dialogo a livello di distretto e locale.​
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