lunedì 30 marzo 2015
​Il vescovo di Maiduguri, città d'origine del gruppo terrorista islamico: qui elezioni libere e senza violenza. Attesi per stasera i risultati.
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Le misure di sicurezza al centro di conteggio dei voti di Abuja, in Nigeria, sono state incrementate in vista del'annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali del fine settimana. Gli agenti della polizia dello Stato hanno preparato posti di blocco stradali e stanno controllando le credenziali di funzionari e giornalisti intorno e fuori dal centro. Le operazioni di conteggio dei voti sono in corso e le autorità sperano di annunciare il vincitore delle elezioni già oggi. I favoriti alla guida della Nigeria sono il presidente uscente Goodluck Jonathan e l'ex generale Muhammadu Buhari, al governo durante il regime militare che ha guidato il Paese africano fino al 1999. "Nonostante gli attacchi condotti da Boko Haram in diverse località, per lo più rurali, del nord della Nigeria, che hanno causato purtroppo diverse vittime, la setta islamista non è riuscita a impedire lo svolgimento delle elezioni presidenziali e parlamentari in gran parte della Nigeria": è quanto riferisce all'agenzia religiosa Fides monsignor Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, la città nella regione settentrionale nigeriana del Borno dove è nata Boko Haram. "Il voto qui a Maiduguri si è svolto nella calma, senza violenze o crisi provocate da Boko Haram", assicura il prelato. Per il vescovo, "le elezioni sono state libere. L'unico problema serio è derivato dal sistema di riconoscimento elettronico delle impronte digitali dei votanti, non messo a punto perfettamente, che ha costretto gli elettori a tornare più volte ai seggi per poter votare. Parlando in linea generale, si può essere soddisfatti, perché le elezioni sono state libere e non sono state condizionate dalla violenza di Boko Haram: questo è già un buon risultato", conclude monsignor Doeme. Lo svolgimento delle elezioni ha ottenuto un giudizio generale favorevole da parte delle Nazioni Unite, nonostante i problemi tecnici dovuti alla sperimentazione di un nuovo sistema di voto elettronico, le accuse di brogli e le violenze legate al gruppo islamista di Boko Haram.
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