lunedì 30 giugno 2014
Almeno 54 morti, devastate cinque chiese. Sotto accusa gli islamisti di Boko Haram.
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Una domenica come tante: il vestito della festa e la funzione in chiesa. Una domenica di sangue, ancora una volta, per i cristiani di alcuni villaggi del nord-est della Nigeria. Gli assassini sono arrivati a bordo di pick-up e di motociclette, sgommando nelle strade e nelle piazzette, sparando e lanciando granate, investendo con il loro furore sanguinario le chiese e i cristiani. L'aggressione è cominciata alle 8.45 ora locale, quando i fedeli erano in chiesa per la Messa. Almeno cinque le chiese prese d'assalto e devastate, quattro i villaggi dove la conta dei cadaveri non è ancora finita. Un funzionario dello Stato ha riferito che "al momento ci sono 54 morti", ma il bilancio potrebbe salire.Massacrati a caso, a colpi d'arma da fuoco o dall'esplosione di bombe a mano scagliate da uomini che a Kwada, Kautikari, Karagau e Ngurojina hanno fatto irruzioni nei luoghi di culto durante la messa con l'unico obbiettivo di uccidere, terrorizzare, scatenarsi nelle peggiori bestialità. Teatro degli attacchi, avvenuti in contemporanea e coordinati da un'organizzazione decisamente accurata, sono località nello stato di Borno a pochi chilometri da Chibok, la città della Nigeria nord-orientale dalle quale a metà aprile nella scuola-convitto dove erano andate a sostenere gli esami furono rapite oltre 200 liceali, mai più tornate a casa.Nessuna rivendicazione è giunta finora ai media locali in relazione agli attacchi odierni, ma è convinzione delle autorità e della popolazione che siano gli integralisti islamici del gruppo Boko Haram ad aver pianificato l'ennesimo bagno di sangue. Un testimone ha raccontato di aver contato 15 cadaveri, un altro ne ha visti dieci. Al telefono un abitante ha detto che gli è stato riferito che i fedeli uccisi "sono decine, uomini, donne, bambini. I feriti? Non so, stanno cercando di soccorrerli, ma molti sono scappati nella boscaglia e sono stati ammazzati lì". Sarebbero fuggiti anche i soldati inviati dal presidente Goodluck Jonathan per proteggere la popolazione. Ai primi spari, ha riferito un capo locale, sono spariti anche loro nella foresta, senza sparare un solo colpo. Impossibile verificare la veridicità di queste informazioni, in zona ormai non ci sono più organizzazioni non governative ad aiutare una popolazione stremata dall'offensiva integralista che da oltre cinque anni colpisce indifferentemente cristiani e musulmani moderati, comunque civili inermi impossibilitati a difendersi. La fuga, l'esodo, l'abbandono delle proprie cose e delle proprie case per migliaia di persone è rimasta l'unica alternativa alle vessazioni, ai saccheggi, alla morte."Almeno cinque chiese sono state date alle fiamme, bruciate fino alle fondamenta", "Ci sono nere colonne di fumo che si alzano verso il cielo", "Molte case sono state rase al suolo": queste le voci che arrivano nelle rare comunicazioni ancora possibili. Le autorità centrali nigeriane dicono di non avere notizie, perché "le linee telefoniche sono interrotte". Evidentemente, fa notare sconsolato un responsabile del distretto di Chibok, sono interrotte anche quelle tra i soldati e i vertici militari.
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