martedì 8 marzo 2016
Migranti, ecco il piano «uno fuori, uno dentro»
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Nel vertice del 7 marzo tra Unione europea e Turchia sull'emergenza migranti si è giunti a una bozza di accordo, i cui dettagli sono stati rinviati al Consiglio europeo del 17 e 18 marzo. Ecco i punti cruciali della possibile intesa: 1) piano dei rimpatri "uno contro uno": i migranti giunti in Grecia illegalmente dalla Turchia dovrebbero tornare indietro. Per ogni siriano riportato in Turchia, a spese dell'Unione, un altro siriano immigrato in Turchia sarebbe ammesso nel territorio dell'Ue. 2) finanziamenti aggiuntivi: la Turchia riceverebbe dalla Ue altri fondi in aggiunta ai 3 milardi promessi a novembre. Ankara chiede altri 3 miliardi. Sarebbero utilizzati anche per finanziare i rimpatri. 3) turchi in Ue senza visto: entro il 30 giugno verrebbe meno la necessità del visto d'ingresso per i cittadini turchi diretti in Europa. 4) accelerazione dell'iter di adesione della Turchia all'Unione europea. Il punto centrale di tutta l'intesa è il primo, fortemente voluto dai 28 capi di Stato e di Governo. I punti 2, 3 e 4 sono le richieste di Ankara che l'Ue, in cambio, sarebbe pronta ad accettare. I PRO DEL PIANO RIMPATRI: «Deterrente per fermare i traffici». Secondo i sostenitori del piano, questo avrebbe funzione deterrente. Nelle ottimistiche visioni di Bruxelles, la prospettiva di essere rimandati indietro dissuaderebbe dal partire tutti i migranti per motivi economici e in generale i non aventi diritto d'asilo. Il risultato sarebbe la chiusura delle rotte del traffico di esseri umani, la fine dell'attività criminale dei trafficanti e la cessazione dell'emergenza migranti in Europa, nonché la sicurezza delle frontiere dell'Ue. I CONTRO: «Espulsioni collettive, senza garanzie». Secondo numerose Ong impegnate nell'emergenza migranti, il piano "uno contro uno" (o "uno fuori, uno dentro") è inumano in quanto non offre garanzie di nessun tipo ai migranti respinti in Turchia, non dà alcuna speranza ai non siriani e difficilmente sarebbe in grado di stroncare i nuovi tentativi di ingresso in Europa da parte di persone disperate. Lo stesso Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso "preoccupazione": "Le espulsioni collettive sono vietate", ha detto Vincent Cochetel, capo di Unhcr a livello regionale. "Una politica di rientri generalizzata verso un paese terzo non è in linea con il diritto europeo o con la legge internazionale".
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