martedì 11 agosto 2015
Seconda giornata di udienza al Tribunale internazionale sul diritto del mare di Amburgo sulla vicenda dei militari italiani. I legali di Roma accusano l'India di avere un "approccio sbagliato e pericoloso su tutta la vicenda".
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Ancora una puntata della lunga ed estenuante vicenda dei due marò italiani che l'India vuole processare ma non si decide a farlo. Di qui il ricorso del nostro governo alla giustizia internazionale. Oggi si è aperta la seconda giornata di udienza al Tribunale internazionale sul diritto del mare di Amburgo su questa vicenda. Il capo del team legale italiano, Sir Daniel Bethlehem, ha aperto la fase delle "repliche" alle dichiarazioni indiane di ieri davanti alla corte. "L'India gioca un gioco pericoloso, ha costruito un castello di carte" contro l'Italia, allo scopo di "continuare a esercitare la propria giurisdizione sui due Marine", ha detto Bethlehem.  Parlando di "diritto creativo", l'avvocato internazionale ha quindi ribadito che le dichiarazioni dell'India dimostrano che Delhi considera Massimiliano Latorre e Salvatore Girone come già condannati, mentre, "lo devo sottolineare, non sono stati nemmeno incriminati per omicidio dalla giustizia indiana" per la morte dei due pescatori uccisi al largo del Kerala il 15 febbraio 2012. E ha messo in guardia dall'ignorare il principio standard del diritto secondo cui "una persona non è colpevole fino a quando non viene giudicata da un tribunale legittimo sulla base di accuse di cui è stata informata in modo tempestivo e alle quali ha potuto rispondere". L'approccio dell'India è quindi "sbagliato e pericoloso", ha avvertito, e queste affermazioni "non dovrebbero nemmeno essere prese in considerazione" dal Tribunale. "I marò contestano l'accusa di aver sparato ai pescatori. Non è nemmeno accertato che gli spari letali siano partiti dalla Enrica Lexie (la nave commerciale su cui i due marò prestavano servizio in missione anti-pirateria, ndr). Quello che è certo è che i Marine hanno sparato colpi di avvertimento in acqua in quello che temevano fosse un attacco pirata", ha aggiunto l'avvocato. Ieri l'avvocato di parte indiana, il francese Alain Pellet, aveva infatti messo in dubbio la presenza di pirati nel 2012 in quel tratto di mare, mentre Bethlehem ha sostenuto stamani che nello stesso giorno vi erano in zona "altre navi e altri rapporti di attacchi di pirati". Bethlehem ha quindi ribadito le richieste italiane al Tribunale di far cessare l'India di esercitare la propria "giurisdizione illegale" e di "consegnare i due marinai alla giustizia italiana". "L'Italia è stata accusata dall'India di essere un Paese che non mantiene la parola. Questa accusa è del tutto inaccettabile. Gli impegni presi in India sul caso (dei marò, ndr) sono sempre stati onorati". Così l'ambasciatore Francesco Azzarello replica alle dichiarazioni indiane di ieri nell'aula del Tribunale di Amburgo. "L'Italia è rattristata dalla perdita delle vite di Valentine Jalestine e Ajeesh Pink e lo ha espresso in molte occasioni", anche "provvedendo alle necessità delle loro famiglie" che peraltro "auspicano che i marò tornino in Italia". "I sentimenti dell'Italia per la morte dei due pescatori non possono quindi essere messi in discussione", ma "l'India sfrutta questa situazione con l'unico scopo di creare un pregiudizio contro l'Italia davanti a questo Tribunale". Ha poi sostenuto l'ambasciatore italiano Azzarello in aula ad Amburgo. Nel rinnovare la richiesta di far rientrare Salvatore Girone in Italia e farvi rimanere Massimiliano Latorre, "l'Italia invita il Tribunale (Itlos) a deciderne le condizioni che ritiene appropriate". Ha detto ancora l'ambasciatore Azzarello, in aula, replicando all'India che ha dichiarato di tenere i marò "sotto vigilanza giudiziaria per la preoccupazione che l'Italia non sia pronta a imporre simili forme di controllo su di loro" se dovessero venire accettate le richieste di rientro.
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