venerdì 1 aprile 2016
Ha lasciato Tripoli il premier islamista. E dieci città della Tripolitania sono passate a sostenere Sarraj, presidente designato del governo di pacificazione.
L'OSPITE Per la Libia e con la Libia: quattro proposte (Ernesto Preziosi, deputato Pd)
Libia, 2 passi verso il governo di unità
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Nel terzo giorno dall'arrivo a Tripoli di Fayez al Sarraj, designato presidente del Governo libico di pacificazione nazionale, il suo oppositore Khalifa Ghwell, capo dell'esecutivo "ribelle" estremista islamico, ha lasciato la capitale libica. Insieme con 7 dei suoi 18 tra ministri e viceministri, Ghwell si sarebbe rifugiato nella città natale di Misurata, verso est. Si tratta di una mossa importante, che potrebbe essere interpretata come un segnale di resa. L'allontanamento volontario di Ghwell dalla capitale è un primo passo verso l'insediamento ufficiale del governo di Sarraj, come auspicato dall'Italia, dall'Onu e da chiunque speri in un futuro di pace per questo Paese.Un secondo passo è costituito dalla dichiarazione da parte di una decina di città della Tripolitania, ovvero delle milizie che le controllano, di non sostenere più il governo islamico di Ghwell preferendogli d'ora in più quello di unità nazionale di Sarraj. In un comunicato pubblicato su Facebook, le municipalità di 10 città costiere situate fra Tripoli e la frontiera con la Tunisia, hanno invitato tutti i libici a "sostenere il governo di unità nazionale" e hanno salutato l'arrivo del premier Sarraj e di altri esponenti del suo esecutivo, a cui hanno chiesto di "mettere subito fine a tutti i conflitti armati in tutta la Libia". Le principali città che hanno sottoscritto il comunicato sono Sabratha, Zawya e Zuara. Si tratta di un duro colpo per l'esecutivo di Tripoli, sostenuto dalla coalizione di milizie islamiste Fajr Libya, che aveva bollato come "illegale" l'arrivo di Sarraj nella capitale.

MAPPA DELLA LIBIA (CLICCA PER INGRANDIRE) A questo punto manca solo l'approvazione da parte del Parlamento di Tobruk, quello ufficiale e riconosciuto dalla comunità internazionale, perché il nuovo governo abbia le carte in regola per potersi insediare a Tripoli, che resta la città capitale. A sostegno del nuovo governo di pacificazione, uscito dagli accordi siglati a dicembre in Marocco, si è schierato anche il leader della Guardia addetta al controllo dei siti petroliferi libici, Ibrahim Jadhran. "Ci impegneremo a collaborare con il legittimo governo nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale per fermare l'avanzata delle organizzazioni terroristiche come il Daesh e la minaccia che rappresentano per le risorse libiche", ha detto il suo portavoce, Ali Al-Hassi.Perché 2 governi. La Libia si dibatte nella guerra civile ormai da 5 anni, dalla caduta del regime di Mohammad Gheddafi nel 2011. È dalla metà del 2014 che il Paese ha due governi (ufficiale a Tobruk, filo-islamico non riconosciuto a Tripoli), da quando Fajr Libya prese il controllo di Tripoli, costringendo il parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale a riparare a Tobruk, nell'Est del Paese, la Cirenaica.LA SCHEDA Ecco i 3 fronti del Paese diviso di C. Eid (9/3)
L'ombra del Daesh. Alcune zone del Paese restano poi sotto il controllo dei jihadisti del Daesh, in particolare la zona di Sirte e i terminali petroliferi costieri, distanti sia da Tripoli sia da Tobruk. I jihadisti sarebbero dai 3 ai 10mila, provenienti dalla Siria.

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