giovedì 25 febbraio 2016
L'impegno militare dovrebbe coinvolgere un numero limitato di militari con funzioni di addestramento e sorveglianza. La questione del Daesh e della presenza di forze speciali francesi.
Libia, Italia pronta a una missione di supporto
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L'Italia è pronta ad una missione militare di supporto in Libia, nel momento in cui le autorità libiche dovessero avanzare la richiesta. Sarà un contingente con numeri bassi, con il compito essenzialmente di addestrare le forze locali e sorvegliare siti sensibili come ambasciate e palazzi istituzionali. Gli scenari sono stati discussi nel pomeriggio al Quirinale, nella riunione del Consiglio supremo di Difesa, presieduto dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. L'organismo, si legge nella nota finale, ha "attentamente valutata la situazione in Libia, con riferimento sia al travagliato percorso di formazione del Governo di accordo nazionale sia alle predisposizioni per una eventuale missione militare di supporto su richiesta delle autorità libiche". La posizione italiana, dunque, non cambia, come ha spiegato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. "La Libia - ha sottolineato - può essere stabilizzata solo con l'intervento delle forze locali. Un intervento militare di occupazione del paese sarebbe impensabile". L'attesa è dunque per le faticose trattative che dovrebbero portare alla formazione del Governo di accordo nazionale, sul quale l'Italia continua a scommettere. Lunedì il Parlamento di Tobruk dovrebbe pronunciarsi. Se ci sarà l'ok e l'esecutivo di unità nazionale si insedierà, partirà la richiesta di assistenza alla comunità internazionale cui risponderà anche l'Italia. Il numero di militari di vari Paesi ipotizzato è sui 5mila ma su questo niente è stato ancora deciso. Il contingente internazionale non dovrà essere vissuto dai libici come 'forza di occupazionè e per questo i militari agiranno insieme alle forze di sicurezza locali. L'altro fronte aperto in Libia è quello del contrasto al Daesh (Isis), diventato una priorità. E su questo la comunità internazionale viaggia in ordine sparso, con gli Stati Uniti che fanno raid aerei e le forze speciali francesi che agiscono da tempo dell'Est del Paese. Il ministro Pinotti non ha nascosto il suo disappunto. "Non commento le vicende che riguardano un altro paese - ha detto - ma in passato accelerazioni unilaterali non hanno aiutato la Libia. Nelle riunioni ufficiali - ha aggiunto - il ministro francese ha sempre riconosciuto all'Italia il ruolo di coordinamento per quanto riguarda la situazione in Libia". Anche su questo versante Roma attende la richiesta di aiuto dei libici ed anche un'indicazione da parte dell'Onu. L'Italia è comunque pronta a tutti gli scenari, anche in caso di accelerazioni improvvise, con la cautela però di non prestare il fianco a possibili ritorsioni terroristiche che la vedrebbero in prima linea.    Ma non c'è solo la Libia a preoccupare. Il Consiglio Supremo ha esaminato anche gli sviluppi in Siria e Iraq, dove saranno presto inviati rinforzi: 130 militari ad Erbil con il compito di recuperare i feriti e circa 500 a protezione dei lavori della ristrutturazione della diga di Mosul. È stato poi analizzato con preoccupazione l'andamento dei flussi migratori nell'area balcanica. Ad allarmare sono le possibili infiltrazioni terroristiche, visto che nei Paesi balcanici (dal Kosovo all'Albania, alla Macedonia) sono segnalati covi jihadisti. La vigilanza è dunque alta alle frontiere del Nord-Est, dove potrebbero essere inviati ulteriori rinforzi di polizia. Nella riunione è stato registrato anche il fatto che il decreto missioni è da tempo scaduto e dunque serve al più presto approvare il nuovo provvedimento di rifinanziamento. In serata poi il premier Matteo Renzi ha avuto una conversazione telefonica con il presidente americano Barack Obama. Sicuramente si sarà parlato anche delle aree di crisi e della strutturazione degli interventi anti-Daesh (Isis). Confermata la storica amicizia e strettissima collaborazione tra Italia e Stati Uniti.
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