Gino Pollicardo prima della cattura in LIbia e dopo la liberazione (Ansa web)Ascoltati per 6 ore dal magistrato. Qualche ora dopo, poco prima di mezzogiorno, l'abbraccio con
i familiari lascia il posto alla deposizione di fronte al
magistrato nella caserma del Ros: sei ore di colloquio e
domande, che permettono di dare contorni più certi alla vicenda.
Filippo Calcagno prima della cattura in Libia e dopo la liberazione (Ansa web)Rapiti da un banda comune. I punti fermi sono che i 4 ostaggi sono stati tenuti prigionieri
da un gruppo islamista non direttamente riconducibile al Daesh,
quasi certamente una banda di criminali comuni. Due le prigioni
in cui sono stati sequestrati, sempre nella zona di Sabrata e
sempre dalle stesse persone. I carcerieri erano due, si davano
il cambio: tra loro, una donna.Si sono liberati da soli. Calcagno e Pollicardo, i
sopravvissuti, sono riusciti a liberarsi da soli venerdì scorso. Mercoledì i carcerieri avevano prelevato Failla e Piano forse
per effettuare un trasferimento in una nuova prigione. Da allora
gli altri due non hanno più incontrato i loro carcerieri e a un
certo punto hanno sfondato la porta e sono riusciti a fuggire.
Fino ad allora i quattro erano sempre stati assieme. Da quel
momento le loro storie si sono divise.Ignoravano la sorte dei compagni. Per questo Calcagno e
Pollicardo non hanno saputo nulla della sorte tragica dei
compagni fino all'arrivo a Roma. Una circostanza emersa ieri anche
dalle parole del premier Renzi: "Da parte nostra - ha detto - ci
sarà tutto il sostegno necessario alle famiglie delle vittime e
ai due" italiani rapiti in Libia "che sono rientrati e hanno
saputo solo stamattina della sorte dei due colleghi".Festa a Piazza Armerina e a Monterosso. I paesi di origine di Calcagno e Pollicardo, Piazza Armerina
in Sicilia e Monterosso in Liguria, si sono preparati per
accoglierli.
L'arrivo di Pollicardo nella sua Monterosso (Lapresse) Renzi: accertare responsabilità. Altro tassello è quello delle "responsabilità", evocato oggi
da Renzi: "Dovremo capire perché i 4 italiani sono entrati in
Libia quando c'era un esplicito divieto". "Eravamo in Libia per
un ruolo ben preciso, abbiamo adempiuto tutti gli obblighi di
legge", ha detto da parte sua Paolo Ghirelli, numero uno della
Bonatti, la società per cui i quattro lavoravano.