sabato 26 gennaio 2013
Pubblicata la legge: la Chiesa potrà non celebrare i riti. Il nuovo testo sarà sottoposto a un primo voto dei Comuni il 5 febbraio, ma l'iter può duraree anche nove mesi. Il Paese è spaccato e la norma incontrerà forti ostilità.
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Il governo di David Cameron ha pubblicato ieri il testo della tanto attesa legge sui matrimoni gay: si chiamerà «Marriage (same sex couples) Bill», ovvero: Legge sul matrimonio, con coppie delle stesso sesso tra parentesi. La legge sarà già sottoposta a un primo voto della Camera dei Comuni il prossimo 5 febbraio e sarà poi esaminata in commissione dai deputati prima di ritornare a Westminster per il voto definitivo, un iter che potrebbe durare dai 2 ai 9 mesi. Maria Miller, il ministro della Cultura che ieri ha presentato la proposta di legge, ha cercato di rassicurare le organizzazioni religiose che si oppongono al matrimonio gay dicendo che saranno «tutelate e non costrette a celebrare i matrimoni tra persone dello stesso sesso». Ma la preoccupazione tra la comunità religiosa del Regno Unito cresce. Ed è tangibile. La Chiesa anglicana e quella cattolica si sono fortemente espresse contro la ridefinizione del matrimonio. All’inizio di dicembre Miller aveva promesso che per proteggere la Chiesa anglicana nel nuovo testo si sarebbe specificata l’«illegalità» dell’obbligo a celebrare matrimoni gay. «La Chiesa d’Inghilterra – ha detto ieri Miller – , essendo la Chiesa di Stato, è un caso a parte. Attualmente ha l’obbligo di sposare chiunque lo richieda nella sua congregazione. La nuova legislazione farà in modo di prevenire che quest’obbligo venga applicato anche alle coppie gay». Ma non ha potuto negare che in futuro il Sinodo anglicano potrebbe cambiare direzione e allora il divieto di sposare le coppie gay imposto dalla legge non avrebbe più valore.«Sì, ha ammesso il ministro – il Sinodo, con l’approvazione del Parlamento, può sempre decidere di emendare la legisilazione». Alle altre fedi religiose, tra cui quella cattolica, la legge – ha continuato Miller – lascerà «libera scelta». Ma la situazione non è così semplice come il governo vorrebbe farla apparire: sarà infatti molto difficile per la legge britannica “proteggere” gli ecclesiatici che si rifiutano di celebrare matrimoi gay se questi – come è altamente probabile – verranno accusati di discriminazione e portati a rispondere davanti alla Corte di Strasburgo. Lo stesso Liam Fox, ex ministro della Difesa e molto vicino a David Cameron, ha ammesso ieri che la nuova legge getterà la Chiesa anglicana in una situazione estremamente difficile. «Il governo – ha detto – rischia di indebolire ancora di più la nostra religione in un momento in cui i cristiani si sentono sempre più minacciati». È però ancora difficile capire se Cameron, che da quando è stato eletto ha fatto del matrimonio gay una delle sue priorità (nonostante non avesse mai menzionato l’argomento in campagna elettorale), riuscirà nel suo intento. È molto probabile che la legge passerà il vaglio dei Comuni, dove ha il totale appoggio di laburisti e liberaldemocratici e dove solo un centinaio di conservatori si oppongono. Ma è incerto il verdetto della Camera dei Lord, dove la maggioranza dei membri – come espresso recentemente in una lettera pubblicata sul Daily Telegraph –, crede «che l’introduzione della legge sia alquanto prematuro e inutile». Dal 2005 le coppie omosessuali del Regno Unito godono già dei diritti legali delle coppie sposate grazie alla possibilità di unirsi nelle cosiddette “civil partnership”. Negli ultimi mesi il governo ha compiuto una consultazione pubblica sull’argomento ma nel giudizio –spiega ad “Avvenire” John Smeaton della Società per la protezione del bambino non nato – «non hanno avuto voce in capitolo gli oltre seicentomila britannici che hanno firmato una petizione presentata a Cameron per la tutela del matrimonio tradizionale». Che incalza: «È ora che il primo ministro si svegli e si renda conto che la popolazione non è affatto pronta al cambiamento».
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