sabato 29 novembre 2014
Roma e Berlino d’accordo: «Approccio integrato». Mogherini: «Coinvolgere tutti i Paesi membri». Lanciato il «Processo di Khartoum» per la cooperazione con le autorità degli Stati di partenza».
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Blindare le frontiere o - nel migliore dei casi - raccogliere i profughi non basta. La lotta al traffico di esseri umani deve cominciare stabilizzando le aree di crisi, sviluppando l’economia dei paesi d’origine, creando strutture nei Paesi africani disposti ad accogliere i migranti in transito e a selezionare chi ha diritto all’asilo. L’Italia si propone come apripista di una nuova linea dell’Unione europea che coinvolga l’Africa. E lo fa col pieno sostegno della Germania.La nuova «strategia di lungo termine» per l’agenda politica dell’Ue nasce a Roma alla Conferenza ministeriale di lancio del Processo di Khartoum, presieduta dai ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e dell’Interno Angelino Alfano, presente l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. Una due giorni in cui i ministri italiani hanno discusso direttamente con i rappresentanti dei Paesi del Maghreb e del Corno d’Africa.L’immigrazione «riguarda tutti i Paesi europei», sottolinea Federica Mogherini, impegnandosi a «far sì che le politiche migratorie europee siano uno dei punti del prossimo Consiglio Esteri a inizio 2015, per far seguire proposte concrete di singoli Stati» ai processi di Rabat e Khartum, avvia ti dalla Presidenza italiana dell’Ue. Dalle conferenze ministeriali di Roma nasceranno «progetti specifici in tempi molto rapidi», assicura il ministro degli Esteri Gentiloni in una conferenza stampa congiunta col collega tedesco, Frank-Walter Steinmeier. «La Presidenza italiana Ue ha messo al centro le politiche dell’immigrazione, non solo per l’evidente necessità di rispondere a un’emergenza umanitaria, ma anche per sottolineare la necessità di un approccio comune dell’intera Europa, non solo del Sud, e di un approccio integrato di politica estera, sicurezza, sviluppo e cooperazione», aggiunge Gentiloni.Per il ministro degli Esteri tedesco la nuova strategia di Roma richiederà tempo: «Anche se le immagini che vediamo sono insopportabili, non potremo risolvere il problema nel giro di settimane o mesi, ma ci vorranno anni». Secondo Steinmeier, «sigillare le frontiere e lasciare fuori le persone non è una risposta al problema dei rifugiati», che «non è una tematica italiana, ma europea».Per il responsabile del Viminale è necessaria che «un’equa distribuzione dei richiedenti asilo» tra i Paesi Ue e una selezione in Africa dei migranti che «fuggono da una guerra e rischiano di essere ammazzati» e che hanno diritto a ricevere asilo in Europa.
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