giovedì 28 maggio 2015
Insegnanti, genitori, studenti e religiosi hanno manifestato per chiedere al governo equità di trattamento.
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Le scuole cristiane d'Israele hanno organizzato una manifestazione senza precedenti per denunciare le politiche discriminatorie di cui si sentono fatte oggetto da parte del governo. Quasi 700 tra insegnanti, genitori con i figli, e religiosi si sono ritrovati alle 11 di mercoledì, a Gerusalemme, nella piazza davanti al palazzo Lev Ram, sede del Ministero dell'educazione, esponendo ampi pannelli e distribuendo volantini in cui sono condensate le ragioni dell'inedita protesta."Si tratta di una manifestazione pacifica e rispettosa, per dire che vogliamo essere trattati come gli altri, sia dal punto di vista economico che su quello della libertà di educazione" riferisce all'agenzia Fides padre Abdel Masih Fahim, direttore dell'Ufficio delle scuole cristiane.Le scuola cristiane in Israele sono frequentate da 30mila studenti, dei quali solo la metà sono cristiani. La maggior parte di esse era attiva già prima della costituzione dello Stato d'Israele. Ottenendo risultati accademici elevati, esse formano gli allievi secondo i valori cristiani dell'amore per il prossimo, del perdono e della tolleranza, alimentando con il loro lavoro quotidiano una sensibilità aperta alla convivenza e vaccinata contro ogni settarismo. Le scuole cristiane - si legge in un comunicato diffuso in occasione della manifestazione - appartengono alla categoria delle scuole "riconosciute ma non pubbliche" e ricevono un finanziamento parziale dal Ministero. Il resto dei costi è coperto dalla quota corrisposta dai genitori.Da anni, il Ministero dell'educazione tenta di ridurre il budget delle scuole cristiane (negli ultimi dieci anni del 45%), e questo ha costretto gli istituti ad aumentare il costo a carico delle famiglie. Il taglio dei finanziamenti pesa soprattutto sui genitori della parte della popolazione araba israeliana per i quali, come è noto, il reddito medio famigliare è sotto la media nazionale.

Secondo la legge, ogni studente israeliano può essere educato in qualsiasi scuola lui scelga e il governo deve restituire tutte le spese per la sua educazione. Lo ha spiegato a Radio Vaticana padre Abdel Masih Fahim: "Il governo ci dà tra il 60 e il 70% del sussidio per ogni studente, e noi insegniamo il 132% di quello che è richiesto, mentre altre scuole insegnano meno e prendono il 100% o più. Il Governo ci ha dato due possibilità: diventare una scuola governativa e ottenere così il 100% dei finanziamenti, ma questo ci porta su una strada molto strana, perché non è la nostra missione quella di fare della nostra scuola un’imitazione di altre scuole, quanto all’insegnamento. Noi forniamo un’educazione speciale, un’educazione cristiana, nelle nostre scuole. Hanno poi proposto un’altra soluzione, ma quest’altra soluzione – di fare delle nostre scuole, delle scuole speciali – ci costringerebbe a chiedere rette scolastiche più alte ai genitori. Noi non siamo scuola per guadagnare, ma per fornire un servizio alla società".

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