venerdì 16 ottobre 2015
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Il leit motiv è martellante: gli adolescenti sono la causa della violenza. Il che è «comodo quanto falso». I ragazzini, soprattutto quelli poveri, sono chiaramente identificabili e facili da arrestare. In tal modo, si riduce la violenza alla cosiddetta micro-criminalità. Restano fuori, però, le sue forme più efferate. «Non è violenza la corruzione? Non lo è la sistematica distruzione dell’ambiente e delle popolazioni autoctone? Non lo è il multimilionario business della droga? Di tutto ciò i ragazzini non sono certo i responsabili. Al limite sono la bassa manovalanza criminale». Dom Leonardo Steiner, segretario della Conferenza episcopale brasiliana e vescovo ausiliare di Brasilia, non teme di prendere posizioni controcorrente in difesa degli ultimi. «Dobbiamo allargare lo sguardo se vogliamo risolvere davvero i problemi», afferma. Oltre la punta dell’iceberg, emerge uno scenario ben più inquietante. In cui i minori – inclusi quelli reclutati dalle gang – appaiono più vittime che carnefici. I baby criminali sono essi stessi il prodotto di una società ancora violenta ed escludente, nonostante i passi avanti. Una dimostrazione, forse la più tragica, è il record di adolescenti scomparsi: circa 50mila all’anno, secondo il Consiglio federale di medicina (Cfm). In media, ogni quindici minuti, un piccolo svanisce nel nulla. Nell’indifferenza generale. La maggior parte delle volte, le vittime sono i cosiddetti “meninos da rua” (bambini di strada), abitanti delle favelas, neri e indigeni. «Finiamo per non farci nemmeno più caso». Per questo, i vescovi brasiliani hanno aderito per il secondo anno consecutivo alla campagna lanciata dal Cfm dal titolo “Salviamo i nostri figli”. Monsignore, da che cosa bisogna salvare i bimbi?Dalla tratta e dal traffico di esseri umani, in primo luogo. Un business criminale in drammatico aumento. La Chiesa può dare una collaborazione efficace per aiutare a fermarlo con un lavoro di sensibilizzazione sulle comunità. Uno dei problemi è la mancanza di attenzione sociale al riguardo.Specie quando riguarda l’infanzia povera...Appunto. Dobbiamo fare in modo che i bambini – tutti, inclusi i “meninos da rua”, più esposti al rischio – smettano di essere invisibili. È l’unico modo di sottrarli agli abusi di cui sono oggetto da parte dei criminali, di gruppi di sterminio, di milizie, a volte anche di agenti di polizia. A tal fine è urgente un registro nazionale dei minori scomparsi. Vogliamo, inoltre, pubblicare un manuale per rendere più consapevoli i genitori dei pericoli e spiegare loro che cosa fare in caso di sparizione. Secondo gli ultimi dati disponibili. Tra il 2008 e il 2013, il numero di baby-detenuti è cresciuto del 38 per cento, raggiungendo quota 23mila. Il che sembra indicare un aumento dei ragazzini implicati in delitti, inclusi quelli gravi come omicidio o stupro. Questo è uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori dell’abbassamento della soglia di punibilità a 16 anni. La Chiesa si è pronunciata contro la modifica.Non diamo ai bambini un’istruzione decente e possibilità di crescere degnamente e sviluppare le proprie competenze. Li tagliamo fuori e poi li criminalizziamo. Ma il problema non sono i minori. Il punto è quale esempio danno gli adulti. Una società che tollera un così alto livello di corruzione non può stupirsi se i ragazzini sono disposti a tutto pur di ottenere un livello di vita più alto.Nell’ultimo decennio il Brasile ha compiuto progressi importanti nella riduzione della povertà e della diseguaglianza. Non sembra, però, essere riuscito a frenare la violenza.I passi avanti sono indubbi. La classe media è cresciuta, almeno dal punto di vista del consumo. Dobbiamo, però, per rendere effettivi i progressi, dare a questa nuova classe media, un’educazione, una sanità e dei servizi di qualità. È il solo antidoto contro l’emarginazione.
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