mercoledì 22 febbraio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Un lungo elenco che inchioda i colpevoli del sequestro, della riduzione in schiavitù, della tortura e infine della sparizione di migliaia di esseri umani in fuga da fame, persecuzione e guerra nella penisola del Sinai. Ora abbiamo nomi, cognomi e numeri di telefono dei componenti della diabolica rete che da anni rapisce i profughi eritrei, sudanesi ed etiopi nei campi dell’Onu nel Sudan orientale e li rivende ai predoni beduini del Sinai dove vengono torturati e uccisi se non pagano riscatti anche molto elevati. Una lista più completa di quella consegnata a novembre dalle ong israeliane alla polizia di Tel Aviv e compilata dall’Icer, un comitato internazionale che raggruppa diversi professionisti e attivisti della diaspora eritrea. I quali hanno pazientemente ricostruito, grazie a numerose testimonianze, la tela che va dall’Etiopia al Sudan, dall’Egitto alla Libia e termina in Israele. Che può contare sulla complicità di alti funzionari statali e militari eritrei, sudanesi ed egiziani e di spie del regime dell’Asmara infiltratesi nei campi profughi per tendere esche a giovani disperati pronti a tutto pur di raggiungere l’Occidente.È una ricostruzione meticolosa, quella dell’Icer, che parte dal 2005 quando la rotta dei migranti portava in Libia e i trafficanti chiedevano l2 mila dollari a testa per portare i subsahariani a Tripoli o a Bengasi. Poi, dopo il trattato con l’Italia che ha sigillato le coste libiche, l’attenzione si è spostata verso lo Stato ebraico e il deserto del Sinai. Qui si salda, secondo l’Icer, la nuova rete criminale. Che può contare su trafficanti etiopi, sudanesi e soprattutto eritrei che allettano i migranti e sull’abilità dei nomadi Rashaida, da secoli contrabbandieri e trafficanti del Sahara che vivono tra Sudan ed Eritrea, imparentati con i clan beduini del Sinai. Sono i nomadi dei due deserti a varcare le frontiere con i loro carichi di esseri umani. Poi qualcuno pensa che il sequestro di questi migranti può rendere di più con pochi rischi. Si stima che su 50 mila immigrati subsahariani in Israele, 30 mila siano passati per le mani dei trafficanti e almeno 10-15 mila siano stati sequestrati con modalità crudeli. Per sollecitare i riscatti, infatti, le donne vengono stuprate, mentre gli uomini sono picchiati e torturati. L’obiettivo è cancellare la dignità umana. Agli ostaggi vengono consegnati i cellulari per chiamare chi può pagare per la loro vita e raccontare le atrocità subite. Chi non paga il riscatto dalla schiavitù, che ora supera i 30 mila dollari, viene ucciso e gli vengono asportati gli organi, rivenduti sul mercato nero al Cairo. Mancano ancora i nomi delle menti, la «cupola» che non deve restare impunita.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: