martedì 22 aprile 2014
​Il presidente degli Stati Uniti non andrà a Pechino, ma è chiamato a scelte difficili: sostenere gli alleati filippini e giapponesi nei contenziosi con la superpotenza oppure defilarsi perdendo credibilità.
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Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, vola in Asia dove resterà per una settimana. Una missione delicatissima, il cui obiettivo principale è rassicurare gli alleati che l'impegno degli Stati Uniti nell'area non viene meno, nonostante tutta l'attenzione sia rivolta in questa fase alla crisi in Ucraina. E nonostante la politica estera della Casa Bianca nell'ultimo anno e mezzo si sia concentrata soprattutto su Iran, Siria e Medio Oriente. Il presidente americano sarà in Giappone, Corea del Sud, Malesia e Filippine. Non andrà a Pechino. Ma la presenza della Cina rischia di farsi sentire pesantemente durante l'intera visita, nel corso della quale l'annuncio più importante è atteso per lunedì prossimo a Manila: un accordo grazie al quale il Paese asiatico garantirà alle navi e agli aerei Usa un accesso alle proprie basi militari senza precedenti negli ultimi 20 anni, da quando gli Stati Uniti lasciarono la base di Subic Bay. Si tratta di un'intesa in realtà modestà, come scrive il New York Times, ma che rischia di scatenare la reazione di Pechino, impegnata con le Filippine in una disputa territoriale per il controllo delle Scarborough Shoal, un gruppo di isolotti disabitati nel Mar della Cina Orientale. Una situazione molto simile a quella che, nella stessa regione, divide Pechino e Tokyo sull'arcipelago delle Senkaku. Sono passate due settimane da quando il ministro della difesa cinese, Chang Vanquan, ha detto chiaramente al capo del Pentagono, Chuch Hagel, che su tali dispute Pechino non è disposta ad accettare compromessi. Come sarà respinta ogni iniziativa degli Usa di contenere gli interessi della Cina nella regione del sudest asiatico: vedi la vendita di armamenti a Taiwan piuttosto che le divisioni sulla Corea del Nord. Per questo Pechino guarda con sospetto al tour asiatico di Obama, che sarà a Tokyo da domani a venerdì, a Seul da venerdì a sabato, a Kuala Lampur da sabato a lunedì e infine a Manila da lunedì a martedì. Sarà il primo presidente americano in visita ufficiale in Giappone dal viaggio di Bill Clinton nel 1996 e il primo in Malesia addirittura dai tempi di Lyndon Johnson, nel 1966. I dubbi che accompagnano il presidente Usa in Estremo Oriente sono molti: fino a che punto spingersi con gli alleati senza compromettere il tentativo di creare una "nuova era di relazioni con Pechino" avviato col leader cinese Xi Jinping? Da qui anche i sospetti degli alleati: quanto gli americani sono realmente intenzionati e in grado di proteggerli dalle mire espansionistiche cinesi? Anche perchè il precedente della Crimea appare molto preoccupante. E che la leadership cinese possa comportarsi come Vladimir Putin è più di un incubo, a Washington come nelle capitali asiatiche.
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