sabato 5 luglio 2014
​Nella regione irachena di Ninive e a Mosul i guerriglieri dello stato islamico non risparmiano i luoghi sacri. Profanano e distruggono. Rase al suolo anche le tombe. Intanto per la prima volta il loro capo, Abu Bakr al-Baghdadi, si fa vedere in pubblico
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Non c'è tregua per la furia iconoclasta e il fanatismo religioso dei militanti dello Stato islamico dell'Iraq e della Siria. La loro intolleranza li porta a profanare e distruggere simboli sia della fede cristiane che musulmana. I jihadisti di ispirazione wahabita hanno distrutto oggi quattro tombe e sei moschee nella regione di Ninive, in Iraq. L'organizzazione jihadista ha pubblicato delle foto che mostrano la demolizione dei luoghi sacri nella regione di Ninive e nella città di Mosul, conquistata il 10 giugno scorso. I residenti locali hanno riferito che i combattenti dello Stato islamico hanno occupato anche le cattedrali caldea e ortodossa siriana della città, rimuovendo le croci e rimpiazzandole con bandiere del gruppo jihadista. "Siamo molto tristi per la demolizione dei luoghi sacri che abbiamo ereditato dai nostri padri e nonni", ha affermato Ahmed, un 51 enne di Mosul, in dichiarazioni all'emittente satellitare "al Arabiya". Intanto per la prima volta il capo supremo dello Stato Islamico della Siria e dell'Iraq, Abu Bakr al-Baghdadi, si è fatto vedere in pubblico e anche riprendere. Lo ha fatto in una moschea irachena dove ha tenuto un sermone. La sua aspirazione è rifondare il grande califfato dei sunniti.

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